domenica 6 febbraio 2011

Commento Concerto Lemmens instituut. Di Myriam Van Hill

Commento Concerto Lemmens instituut.Di Myriam Van Hille
Eravamo in 7 della DA di Anversa il 25 novembre al Lemmensinstituut di Lovanio a goderci le musiche diMendelssohn, Copland, Beethoven e Swerts, favolosamente eseguite dalla Baylor Chamber Orchestra (Texas)diretta da Stephen Heyde.
Ci riscaldavano veramente il cuore, i musicisti internazionali e giovani, portati dalla loro bella passione.
Particolarmente emozionante l'esecuzione al pianoforte del concerto n.1 op. 15 in C di Beethoven da parte del nostro segretario nonché redattore del nostro bollettino Alessandro Cervino. Tanta concentrazione e sensibilità.
Simpatiche le quattro chiacchiere scambiate dopo il concerto

Club di conversazione Di Paola Roero

Club di conversazioneDi Paola Roero
Carissimi amici del Club di Conversazione,è con grande piacere che vi saluto e vi do appuntamento al prossimo bollettino per gli appuntamenti del 2011. E' stato piacevole incontrarvi al Club di Conversazione. Durante i nostri incontri rilassanti abbiamo avutol'occasione di conoscerci meglio e di non essere solo dei "volti noti". Abbiamo scambiato opinioni di tutti i tipi esu tutti gli argomenti. A volte abbiamo completamento dimenticato lo spunto della conversazione ed abbiamodiscusso animatamente di tutt'altro. Ma anche questo è normale e fa parte delle Club di conversazione.Mi auguro che passiate delle belle vacanze in compagnia della vostra famiglia e degli amici più cari.A tutti voi i miei migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Paola Roero torna a vivere con la famiglia a Genova.
Tanti auguri alla piccola famiglia che si allargherà fra poco con una bimba,sorellina di Andrea

Novecento

Novecento”Di Carlo Macagno“ Het Klokhuis”, teatro piccolo ma accogliente, ha ospitato per ben tre serate e pieno di pubblicoentusiasta le repliche del monologo “Novecento”. Un bel successo per il bravissimo Massimo Zamboni ed ilregista Herman Boets.Conoscevo già questa storia scritta da Alessandro Baricco (come me nato a Torino) per aver visto annifa il film “The legend of 1900” realizzato da Giuseppe Tornatore. Già allora mi aveva incuriosito la vicenda cosìoriginale , quasi inverosimile, ma con forti agganci alla realtà della vita.Devo confessare che prima della rappresentazione al ‘t Klokhuis mi sono più volte chiesto come ununico attore, con una sola scena a disposizione, potesse rappresentare questa storia che si svolge su una grandenave che fa la spola tra due continenti circondata dall’infinità dell’oceano.La vicenda inizia con l’osservazione apparentemente banale che ad ogni viaggio ci fosse sempre uno, ilprimo , il predestinato, che vedeva e gridava la notizia tanto attesa da tutti: l’America! Già, questa premessa ciintroduce nella valenza simbolica del racconto. Quel grido “ L’America!” significa in realtà per gli emigranti“Siamo arrivati! Abbiamo raggiunto la nostra meta! Cominciamo a realizzare il nostro sogno”. Come sempreaccade questo sarà vero solo per qualcuno. Gli altri saranno destinati a vedere svanire questo sogno dietrol’incalzare della realtà. Con questa premessa inizia la storia di un bambino che, nato a bordo e abbandonato sullanave, riceve dal marinaio che lo ha trovato il nome “Novecento”. Il bimbo poi cresce, vive la sua vita, e esprimele sue innate e straordinarie doti musicali senza mai scendere a terra, identificando la propria esistenza con quelladella nave stessa, fino a perire con essa al momento della demolizione. Il personaggio conserva in sè un’ingenuitàquasi infantile che gli fa fare osservazioni sorprendenti.“Il futuro si può leggere perchè è scritto negli occhi della gente”. Nei loro occhi si legge il futuro e non ilpassato perchè il futuro è fatto dei loro sogni.Massimo Zamboni ha saputo narrare questa storia come un susseguirsi di stati d’animo che hanno avutoimportanza prevalente rispetto alla narrazione della vicenda coinvolgendo il pubblico con un pathos che hapolarizzato l’attenzione per tutta la serata. Se la vicenda fosse stata narrata con un altro sistema (film ocommedia) sarebbero stati necessari molti cambi di scena per dare vivacità al racconto.Nel monologo questo risultato è stato reso possibile con molta efficacia dalle combinazioni di effettisonori e di luci che hanno permesso gli stacchi tra i vari momenti, grazie alla perfetta sincronizzazione tra la regiae l’abilità della recitazione. Il risultato è stato eccellente, sopratutto se si considera il fatto che ai giorni nostri ilgusto del pubblico è stato orientato alla ricerca spasmodica di effetti speciali e di una grossa scenografia volta asbalordire gli spettatori con il grande spiegamento di mezzi.
Da una pazza idea ad uno spettacolo di successoDi Massimo ZamboniEra il Febbraio del 2009 quando ne parlai con Herman Boets per la prima volta. Io Herman loconoscevo appena.
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7 Avevo recitato la parte di Gino Potente in una produzione teatrale chiamata De buis van Eustachius.Herman ne era l’autore e il regista.Dunque come dicevo era il Febbraio del 2009 quando, durante la cena in cui si festeggiava il successodella suddetta produzione, presi coraggio e confessai ad Herman uno dei miei sogni nel cassetto, portare in scena Novecento di Alessandro Baricco.Perche’ Novecento? Non lo so perche’, non c’e’ mai una sola ragione e, a volte, non ce ne sono proprio di ragioni, plausibili almeno, o spiegabili. Chissa’ perche’ si tende sempre a cercare una ragione che giustifichi qualsiasi cosa. Perche’ ho pianto guardando quel film, perche’ mi sono venuti i brividi ascoltando quel branomusicale, perche’ il mio cuore e’ impazzito quando ho incontrato quella donna. Una cosa me la ricordo benequando ho letto il libro per la prima volta. Ricordo che dopo poche pagine nelle parole di Baricco io non stavopiu’ leggendo ma ero li, tra i passeggeri, a salutare quelli che restavano perche’ noi eravamo quelli che partivano, aballare tra uomini e donne elegantissimi e a dividere uno stanzone con gli emigranti. Insomma non stavo piu’leggendo ma ne ero parte, di quella storia pazzesca. Ed ogni volta che lo rileggevo scoprivo una cosa nuova, unnuovo dettaglio, qualcuno che non avevo visto la volta precedente. Insomma ne ero parte, di quella storia e forseper questo ne ho sentito per anni il desiderio di raccontarla.Come dicevo era il Febbraio del 2009 quando ne parlai per la prima volta con Herman. “Sai c’e’ unpezzo che mi piace da morire, e’ un monologo”, dico io, “si chiama Novecento, lo ha scritto un autore Italiano che si chiama Alessandro Baricco, sai ne hanno fatto anche un film con un cast internazionale dal titolo The legend of the pianist of the ocean”.“Si conosco Baricco e conosco il libro”, risponde Herman, “mi piace e mi sembra una buona idea”. “Siaspetta pero’ ”, dico io, “ci sarebbe un’altra cosa, sai Novecento e’ un monologo che l’autore ha scrittoappositamente per il teatro. La versione originale e’ in Italiano ed io, insomma, pensavo che mi piacerebbe moltofarlo in Italiano”. Breve pausa, poi Herman mi guarda e, prima ancora di sorridere con la bocca mi sorride congli occhi – questa e’ una sua particolarita’, una cosa che sa fare solo lui – e mi dice “ok”. “Ok?”, dico io. “Intendidire che sei d’accordo?”. Cinque minuti dopo avevamo fissato grossomodo nelle nostre agende le date deldebutto e brindavamo con un buon bicchiere di vino rosso.Il progetto Novecento era nato. Il resto e’ storia. Io ho avuto il grande privilegio e la fortuna diraccontare la mia storia ad un pubblico meraviglioso, un pubblico che ho sentito viaggiare con me, lassu’ sulVirginian, un pubblico che ho sentito divertirsi di fronte alle stravaganze di Novecento ed un pubblico che hosentito commuoversi quando ha capito che “adesso e’ finita, e’ finita veramente”. Ma ricordatevi, sempre, chenon si e’ finiti veramente finche’ si ha da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla.Per questo vi saluto con la solenne promessa che questa storia non sara’ l’ultima

La sconosciuta” Di Ambra Cristaldi

"La sconosciuta”Di Ambra Cristaldi La Sconosciuta è un film del 2006 diretto da Giuseppe Tornatore, cinquantaquattrenne regista palermitanonoto per pellicole quali Nuovo cinema paradiso, La Leggenda del pianista sull’Oceano, Malena o, l’ultimo, Baaria.Protagonista dei 118 minuti di trama è Irena (Ksenia Rappaport), una giovane donna ucraina emigrata in Italia,accompagnata da un torbido e frastagliato passato che il regista ci ripropone in più battute con numerosi, etalvolta crudi, flashback.Man mano che la trama del film avanza, sono proprio tali flashback che aiutano a delineare ecomprendere la personalità della protagonista ed il percorso, all’inizio poco chiaro, delle sue azioni cosìapparentemente determinate. La donna, infatti, si muove secondo un copione ben preciso, perseverante nelportare a compimento un disegno che il regista lascia intuire, ma svela, con abile tempismo, solo nel finale.La storia comincia con l’arrivo di Irena a “Velarchi”, cittadina (fittizia) del nord Italia, in cui trovalavoro, inizialmente come donna delle pulizie, grazie all’aiuto - non del tutto gratuito- del portinaio di un belpalazzo signorile (Alessandro Haber).Dopo essere riuscita a stringere una voluta amicizia con la tata (Piera Degli Esposti) di una delle ricchefamiglie del palazzo, gli orafi Adacher (interpretati da Claudia Gerini e Pier Francesco Favino), la protagonistariesce, con un criminale stratagemma, a estrometterla e a prenderne il posto.Ed è a questo punto che la trama comincia ad infittirsi: Irena, infatti, tenta di carpire i segreti che sicelano dentro quelle mura ma soprattutto di avvicinarsi alla piccola Tea, la figlia (adottiva) degli Adacher… Così,mentre da una parte la stessa donna tenta di scampare al suo passato, fatto di violenza, prostituzione,sfruttamento e abbandono, inseguendo il sogno di una nuova vita, dall’altro lato ne resta costantemente eviolentemente preda e vittima: il suo antico e odiato “protettore” aguzzino Muffa (Michele Placido), infatti, nonsmette di darle la caccia, nemmeno quando lei crede di aver cambiato vita Tornatore gioca abilmente mescolando le carte della vita della protagonista. Ci accompagna nella suafuga, ci riporta brutalmente indietro nei suoi ricordi, ci spinge quindi di nuovo a sostenerla nel perseguire i suoi sogni, il tutto in un vortice di emozioni e colpi di scena, sottolineati e acuiti dalla sapiente e sempre tempestivamusica di Ennio Morricone.Il regista alterna momenti di intenso pathos emotivo (vediamo Irena sorridere all’unico uomo che abbiamai amato, vivere con lui momenti di gioia e intimità), con catastrofiche scene di cruda violenza (ecco la stessaprotagonista rovistare nell’immondizia di una discarica o venire brutalmente picchiata e stuprata). Il fiato restasospeso per quasi l’intera durata del film, i muscoli contratti e lo sguardo attento.Irena è una donna travagliata, divisa tra la forza, la caparbietà e la tenacia che la sua storia, fatta di sofferenze,malvagità, privazione e minacce, le ha infuso e forgiato e la fragilità, non solo umana, ma fortemente femminile, di una donna che è stata privata dell’essenza della vita stessa.Non stupisce quindi, scoprire che la stessa bambinaia che canta la ninna nanna con voce dolce e soave alla piccola Tea, la “alleni”, poi, usando metodi brutali a “rialzarsi dalle cadute” (Tea è affetta da una malattia chenon le consente di sviluppare i principali riflessi dell’autodifesa). La stessa donna, fragile e sensibile, che mangiafragole in compagnia dell’uomo che ama, che compra castelli per le bambole alla bambina che accudisce, checura le piante del suo davanzale, è anche perfettamente in grado di uccidere, di mentire, di rubare.Le figure femminili rappresentano la struttura portante nel film. Opposte non solo per età, ma anche percondizione sociale, per storie vissute, per scala di valori, le donne de “La Sconosciuta” rappresentano ognuna ununiverso di emozioni e ideologie. E diventano ciascuna manifesto della scala sociale da cui provengono e di cuifanno parte.Inserito in una spirale vorticosa di eventi (a spirale è il ciondolo che l’aguzzino Michele Placido porta alcollo, così come le scale del palazzo degli Adacher), questo continuo dualismo tra bene e male, tra passato e presente, tra bello e mostruoso, tra forte e debole rappresenta il filo conduttore di tutto il film, che si puòcollocare a metà tra il genere noir e il thriller.L’opera, infine, diventa portavoce della denuncia di mancanza di valori della società moderna: genitoridistanti, poco presenti, iperprotettivi e non propensi all’ascolto; difficoltà d’integrazione per i cittadiniextracomunitari, relegati a svolgere le mansioni più umili della scala sociale; sfruttamento della prostituzione e delcorpo femminile; corruzione; abbandono.Una società che, tuttavia, se fondata su puri sentimenti di onestà e rispetto, se da’ amore gratuitamente eincondizionatamente, riesce, in un certo senso, sempre a riscattarsi


“La sconosciuta”Di Roberta SignorinoIl Cineclub della Dante Alighieri ha rappresentato per me una preziosa occasione di rivedere un magnifico film, La Sconosciuta di Giuseppe Tornatore e di conoscere altri ‘expats’ (soci della Dante e del gruppoItaliansonline di Anversa) con i quali scambiare idee e impressioni sul film e sulla situazione del cinema italianocontemporaneo, purtroppo vittima di logiche produttive e politiche culturali che limitano fortemente lasperimentazione.Il consenso sul film è stato pressoché unanime: la storia di Irena, immigrata ucraina coinvolta in un girodi prostituzione e vendita illecita di neonati, in fuga dal proprio passato e alla ricerca della figlia avuta dal suo unico amore, ha commosso e convinto tutti non solo per la potenza della storia, ma anche per le soluzioni visiveadottate dal regista per narrarla.Nel corso del dibattito è stato giustamente osservato che Tornatore non si adegua alla tendenza generaledel nostro cinema di limitarsi a raccontare ‘storie’, non dimentica che il cinema è un’arte visiva che nasce perl’occhio e dunque, mutuando un concetto applicato alla narrativa, riesce a bilanciare showing e telling grazie amovimenti di macchina, inquadrature, scene talvolta anche crude ma assolutamente funzionali alla vicenda.Tornatore responsabilizza lo spettatore costruendo il suo film come un noir che ci ricorda Hitchcock(per il quale, lo ricordiamo, lo ‘sguardo’ giocava un ruolo fondamentale), strutturandolo come un puzzle elasciando al pubblico il compito di mettere insieme indizi e particolari disseminati nel film (durante il dibattito qualcuno ha notato che simboli-chiave sono le spirali, dalle scale del palazzo in cui lavora Irena al ciondoloindossato dal suo ex-protettore, uno straordinario Michele Placido – ma non diro’ di piu’ per non fare un torto achi non ha visto il film). Questo effetto è reso grazie alla focalizzazione interna scelta dal regista: tutto è filtratoattraverso lo sguardo, la coscienza e i ricordi di Irena, interpretata dall’attrice russa Xenia Rappoport (tra l’altro,come è stato osservato nel corso del dibattito, Xenia significa ‘straniera’, un’interessante coincidenza): una sceltache rende il finale – che non sveliamo – ancor più sorprendente Tornatore coinvolge lo spettatore sin dalla prima scena, catapultandolo nella vicenda ‘senza rete’:attraverso un buco a forma di occhio ci vengono mostrate delle donne, completamente nude e con indosso una maschera a coprirne il volto. Il regista nostro malgrado, ci mette in una posizione sgradevolmente voyeuristicaeppure assolutamente veritiera: non occorre essere ‘utilizzatori finali’ per essere complici della mercificazione del corpo femminile e dell’umiliazione delle donne, poiché entrambe possono essere messe in atto in modi piùsubdoli e talvolta persino ‘legalizzati’ – per non parlare del voyeurismo sul quale sono impiantati interiprogrammi televisivi.Un importante contributo è dato anche dalla colonna sonora e dalle luci. Le perturbanti musiche diMorricone sanno suscitare tenerezza e inquietudine al tempo stesso, e indovinata è anche la scelta di luci ‘calde’per i (pochi) ricordi felici di Irena e di luci ‘fredde’ per la sua vita presente e i rapidi flashback sul suo passato diprostituta (che, ancora una volta, mettono lo spettatore negli scomodi panni del voyeur lasciandogli il compito diimmaginare gli orrori vissuti dalla protagonista).Per concludere, La Sconosciuta è uno di quei film che rispecchiano appieno la teoria romantica della‘recollection in tranquillity’: si lascia la sala portando con sè non solo un carico di emozioni e sensazioni sullequali riflettere, ma anche impressioni che affiorano anche a distanza di giorni, investendoci con la potenza di unavisione

Recensione del film “L'imbalsamatore”

Recensione del film “L'imbalsamatore”Di studenti/soci del SCVO-Talen (docente: Emiliano Manzillo)Il 18 novembre 2010 abbiamo assistito alla proiezione del film "L'imbalsamatore" presso il cineclubKlappei di Anversa. Si tratta di un film di Matteo Garrone, lo stesso regista di Gomorra. Ecco cosa abbiamoscritto per l'occasione riflettendo sulla storia, i personaggi, le immagini, gli ambienti, la lingua e la colonna sonora.I personaggiPeppino determina l'azione e l'atmosfera scura e deprimente del film: è un nano, fisicamente poco attraente, frustrato dalla sua bassa statura. Manipolatore narcisista, cerca di nascondere la sua omosessualità, ma èdisperatamente alla ricerca di amore, amicizia e successo. Peppino è innamorato di Valerio, un bell'uomo mamaterialista e senza personalità che si lascia usare e non ha nessuno scopo nella vita. Deborah invece è una bellaragazza ma superficiale, che combatte con Peppino per l'amore di Valerio, il quale non sa scegliere fra loro.Le immaginiPer quanto riguarda le immagini si può dire che si tratta di un film cupo girato in un ambiente brutto. Ilpaesaggio desolato di Villaggio Coppola è un insieme di cantieri e palazzi abbandonati. Le scene a Cremonainvece sono molto nebbiose: non viene mostrato il centro storico ma una periferia anonima e persino larisoluzione della storia si svolge in un deprimente parcheggio sotterraneo. In generale, i colori usati dal direttoredella fotografia sono scuri e sporchi, rispecchiando l'ambiente e i personaggi.La linguaLa lingua parlata nel film è veloce (ma c'erano i sottotitoli). Valerio è il personaggio più facile dacomprendere, mentre le labbra rifatte di Deborah si mangiano la metà di ogni parola. L'uso della lingua è comunque molto naturale, poiché il regista usa la lingua quotidiana del Mezzogiorno. Peppino usa una linguastandard con i giovani e parla solo dialetto con il boss, in quanto questo personaggio non è capace di parlare initaliano corretto.La colonna sonoraLa colonna sonora della Banda Osiris è funzionale: supporta chiaramente l'atmosfera nera del film,malinconica e non armoniosa. La banda è conosciuta soprattutto in Italia per le loro composizioni per Radio Due, che sono piuttosto dei brani di musica leggera, tipo swing. In questo film l'influenza del famosotrombettista Enrico Rava ha contribuito ad un tono più lirico e contemporaneamente più aspro.

A concerto

Lod & B’Rock, Stephan van Dyck (tenore)Musiche di Claudio Monteverdi e i suoi contemporanei
Dove: De Singel, Antwerpen
Quando: 15 gennaio 2011, ore 20.00
Informazioni: www.amuz.be tel: 03/292 36 80

Nationaal Orkest van België e Juan Diego Florez
Per gli amanti del belcanto, una serata da non perdere!
Musiche di Cimarosi, Rossini, Boïeldieu, Massenet e Verdi
Dove: Paleis voor Schone Kunsten, Brussel
Quando: Domenica 6 febbraio 2011, ore 20.00
Informazioni: www.bozar.be – tel 02/507.82.00

Scherzi Musicali Nel regno d’amore: musica profana di Giovanni FeliceSances (Roma, 1600 ca. – Vienna 24 novembre 1679)
Dove: Amuz, Antwerpen
Quando: 13 febbraio 2011, ore 15.00
Informazioni: www.amuz.be tel: 03/292 36 8

Cineclub

Cineclub: Klappeistraat 2, 2060 Antwerpen.
Lunedi 17 gennaio 2011 ore 14.00 Mediterraneo Gabriele Salvatores Commedia, durata: 96 min.Anno: Italia 1991 Attori: Diego Abatantuono, Claudio Bigagli, Giuseppe Cederna, Claudio Bisio, Gigio Alberti.
Una comedia di miti soldati italiani durante la seconda guerra mondiale. Una nave italiana lascia un pugno disoldati su un’ isola greca per una missione di quattro mesi. L’incarico consiste nella sorveglianza dell’ isola innome di Mussolini e il fascismo.

Sabato 19 febbraio 2011 ore 15.00 Gomorra Matteo Garrone Drammatico, durata: 137 min.Anno: Italia 2008 Attori: Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo, Gigio Morra. Film tratto dal libro di Roberto Saviano, che in Italia ha venduto oltre un milione di copie. Un film sulle attività e il metodo di lavoro della mafia napoletana, la Camorra.
Grand Prix al Festival di Cannes nel 2008

Club di lettura - Fontamara, Ignazio Silone

Dove?
Taverna de Merode
Martedi' 15 febbrai (e non il 22 come annunciato in precedenza), ore 19 (attenzione!) Fontamara, Ignazio Silone. A cura di Francesca Cavaliere.

Club di lettura - Penelope alla guerra, Oriana Fallaci.

Dove?
Taverne De Merode
Venerdi' 21 gennaio, ore 19,30
Penelope alla guerra, Oriana Fallaci. A cura di Margherita Mazzocchi

Club di conversazione

Dove?Taverne De Merode, Grote Steenweg 29,Berchem (fermata tram 7 o 15)

Per solo 15 € avete l'opportunità di discuterein italiano ogni settimana e fino a giugno2011 frequentando gli incontri pomeridianie/o quelli serali.

Gli incontri serali di martedi' (ore 19.30) sonoa cura di Alessandra CandianMartedi', 11 gennaio 2011Martedi,' 25 gennaioMartedi', 8 febbraioMartedi', 1 marzo.

Gli incontri pomeridiani di mercoledi' (ore14.15) sono a cura di Roberta Signorino, che ha accettato con molto entusiasma disostituire Paola Roero, tornata a vivere inItalia (a Genova) con la famiglia.
La ringraziamo molto per la collaborazione.
Mercoledi, 12 gennaio 2011 Mercoledi' 19 gennaio Mercoledi' 2 febbraio Mercoledi' 16 febbraio Mercoledi' 2 marzo

Degustazione di prodotti tipici molisani - 18 gennaio 2011, ore 19.30



Martedi' 18 gennaio 2011, ore 19.30. Zaal Sarto, Groenenborgerlaan, 216 - 2610 Wilrijk - Degustazione di prodotti tipici molisani con possibilità di acquistarli sul posto.
Martedi' 18 gennaio 2011, ore 19.30.Zaal Sarto (accanto alla chiesa Pius X)Groenenborgerlaan, 2162610 Wilrijk.Degustazione di prodotti tipici molisani conpossibilità di acquistarli sul postoA cura di Paolo Rossi che ci presenterà la sua regioneMolise (profilo socio-economico, storia, produzione e gastronomia)Paolo Rossi ha vissuto a Bruxelles fino all'età di16 anni, quando, insieme ai genitori, è tornato a vivere aCerasuolo (Isernia, Molise), dove gestisce un ristoranteinsieme a suo fratello. Accanto all'attività di ristoratoresvolge quella di esportatore di prodotti gastronomici.All’insegna della gastronomia mediterranea, delslow food e della riscoperta di sapori ormai in via diestinzione, ci proporrà prosecchi di Val d'Oca, vinibianchi, rossi e rosati, diversi formaggi, salumi esoppressata, delle verdure sott'olio, dei sughi o dei tartufie prodottiderivatidellaCTM(www.centrotartufimolise.com/ctm/) e marmellata. IlSig. Rossi sarà anche munito di documentazione.La degustazione è gratuita per i soci ma chivolesse può acquistare i prodotti sul luogo.Ai non soci chiediamo una piccola partecipazionefinanziaria di 5 €.Il numero dei partecipanti è limitato a 60. È gradital’iscrizione presso dante_antwerpen@hotmail.com o telefonando a 03/218 69 48