martedì 1 novembre 2011

Club di conversazione novembre/dicembre




Club di conversazione 
Giovedi' 10, 24 novembre e Giovedi' 8 e 22 dicembre

Sezione diurna a cura di Margherita Mazzocchi, ore 13.00
Sezione serale a cura di Achille Ziccardi, ore 19.30


Taverne De Merode Grote Steenweg 29 Berchem

(Fermata tram 7 o 15: De Merode)

La partecipazione al club di conversazione è di 15 € da ottobre a giugno.

Frequenza 2 serate e 2 pomeriggi al mese.

Cineclub


CINECLUB KLAPPEI (Klappeistraat 2, 2060 Anversa)
Made in Italy, film italiani in sala a soli 3 € per i soci della Dante Alighieri.

Sanguepazzo, Italia  2008, 150 minuti, di Marco Tullio Giordana, Con Luca Zingaretti e Monica Bellucci (sabato 26 novembre ore 15)
Una storia vera, tragica, sofferta, ma come diceva Pavese “ai morti si deve solo la verità”. Osvaldo Valenti e Luisa  Ferida furono una coppia che negli anni del fascismo riuscì a scioccare il jet-set del partito con la loro vita sfrenata,  fatta di lusso, vizi ed eccessi. Dallo stesso autore de La meglio gioventù, un film che cerca di mettere a fuoco l‟odio e la tensione che animarono uno dei periodi più neri della storia italiana, il ventennio fascista, dapprima indifferente e poi alfiere della settima arte, arte di cui Valenti e Ferida furono i più discussi rappresentanti italiani.

Una giornata particolare, Italia 1977, 110 minuti, di Ettore Scola, con Sofia Loren e Marcello Mastroianni (sabato  17 dicembre, ore 15:30)
8 maggio 1939, Roma attende l' arrivo di Hitler, nuovo alleato di Mussolini. La radio che narra l'evento in diretta per tutti quelli che non possono recarvisi e per "quelle"  che invece devono restare a casa a svolgere le normali  occupazioni muliebri. Proprio per tali motivi Antonietta resta a casa, invidiosa dei figli e del marito che invece  vivranno l'evento  in prima persona. Rassegnata all'ascolto della cronaca dell'incontro (sempre udibile in  sottofondo), ignara della scomoda amicizia che sta per scoppiare tra lei e un uomo, così diverso dal marito fascista e  autoritario, Antonietta passa una delle giornate  più importanti della sua vita, una giornata che non potrà mai dimenticare.
Un' interpretazione magistrale, forse la migliore in assoluto della mitica coppia Loren – Mastroianni, esaltata da una  grande regia e da una fotografia giallina, sbiadita, passata alla storia, quasi a confermarci che si tratta di altri tempi, lontani ma ben presenti nel ricordo di tutta una generazione.

Sua Maestà Torino - conferenza


Martedí 13 dicembre 2011, ore 19.30
Università Stadscampus; Rodestraat 14, 2000 Antwerpen
Herman Cole (già apprezzatissimo ospite del nostro comitato)
(giornalista, conferenziere, viaggiatore, autore di guide turistiche sull'Italia, animatore linguistico)
Sua Maestà Torino
Nel corso delle guerre galliche di Giulio Cesare, un castrum ai piedi  delle Alpi venne eretto a colonia e prese nel '28  avanti Cristo il nome di „Julia Augusta Taurinorum‟. Ora la chiamiamo semplicemente "Torino", la quarta città d' Italia. Dopo la  Pace di Cateau-Cambrésis nel 1559 capitale del Ducato di Savoia, nel 1861 prima capitale d' Italia, nel 2006 città ospite dei Giochi  Olimpici Invernali. Sono talmente tanti gli angoli per guardare Torino. Città maestosa sul Po, città della Fiat e dei primi anni del
cinema italiano, città di grissini, di aperitivi e di cioccolato. Se ne potrebbe parlare per ore. Con Sua Maestà Torino, il nostro inviato  speciale Herman Cole ci esorterà a seguirlo alla scoperta di una città affascinante, dalla quale negli ultimi anni è stato sempre più  attratto. Ci porterà dalla Val di Susa alla Venaria, da Rivoli a Superga, dal Lingotto al MAO. Ci farà sicuramente venire l‟acquolina  in bocca. Come al solito, il suo ricco materiale visivo e la sua sveltezza ci garantiscono una serata tutt‟altro che noiosa. Guardate ora il suo primo  intervento a www.youtube.com/watch?v=Ggtgv5_kVCc&NR=1.

La storia d’Italia attraverso 500 anni di musica - concerto conferenza



Domenica 11 dicembre 2011, alle ore 15
Theater aan de Stroom, Blancefloerlaan 181, 2050 Antwerpen
Gianluca D’Alessandro, chitarra, con la partecipazione di Emiliano Manzillo
Concerto conferenza La storia d’Italia attraverso 500 anni di musica.
La cultura italiana ha ancora molto da offrire e, nonostante i problemi e le difficoltà degli ultimi decenni, la sua storia e il
suo patrimonio restano ancora la più grande ricchezza della cultura mondiale. Per chiudere questo 2011, anno che ha visto
celebrare i 150 anni dell‟Unità d‟Italia, non c‟è modo migliore che partecipare all‟excursus storico-musicale preparato dal Maestro
Gianluca D‟Alessandro in collaborazione con Emiliano Manzillo. I due infatti hanno appositamente preparato per  il circolo di
Anversa della Società Dante Alighieri un appuntamento destinato ad essere ricordato: 500 anni di storia rivisitati attraverso un
concerto che si propone di omaggiare chi ha reso grande la composizione musicale in Italia, inserendo le composizioni nel
contesto storico in cui si originano. Questo significa che ascolteremo opere di Vincenzo Galilei (padre di Galileo), Alessandro
Scarlatti, Gioacchino Rossini, Ennio Morricone e altri ancora ma, presentati alla luce delle epoche e dei contesti sociali in cui
agirono, in un concerto che unisce musica e storia, strizzando l‟occhio anche a chi è meno avvezzo alla composizione classica ma
che vorrebbe comunque saperne di più. Il programma dura 90 minuti circa e porterà per la prima volta ad Anversa un apprezzato
e rinomato strumentista e chitarrista campano, il Maestro Gianluca D‟Alessandro, insegnante di chitarra già vincitore di diversi
premi musicali, membro dei gruppi musicali Tracce Popolari (http://www.myspace.com/traccepopolari) e del classico Campanus
Guitar Trio. Per l‟occasione, il Maestro si esibirà con una chitarra di legno di cedro dalla forma e dalla lavorazione molto
particolare, un vero e proprio gioiello d‟artigianato italiano prodotto in tiratura limitata e molto difficile da reperire sul mercato, e
di certo non mancherà una nota tecnica per presentare lo strumento, anch‟esso protagonista della serata. L‟evento “La storia
d‟Italia attraverso 500 anni di musica – Gianluca D‟Alessandro live ad Anversa” avrà luogo il giorno 11 dicembre 2011 alle ore 15
presso il teatro Theater aan de Stroom (Blancefloerlaan 181, 2050 Anversa, tel. 03 290 60 63, www.theateraandestroom.be/).
Il prezzo del biglietto è di 8€, ma i soci della Dante Alighieri e gli studenti (-25anni) godranno di un prezzo ridotto, ossia 5€.
Il teatro è facilmente raggiungibile: fermata tram 2,3,5,15; bus 80 ecc..90 ecc. e 36 e dispone di un ampio parcheggio

Leggende etrusche: i tenui bagliori dell’oro nascosto



Martedí 22 novembre 2011, ore 19.30 Università Stadscampus; Rodestraat 14, 2000 Antwerpen
Dott. Arch. Andrea Maddalena (già apprezzatissimo ospite del nostro Comitato)
(architetto, studioso di architettura etrusca, romana e medievale, arte, simbolismo ed antropologia)
Leggende etrusche: i tenui bagliori dell’oro nascosto
Gli Etruschi, presenti sulla penisola italica gia‟ dal X secolo a.C., arrivano ad occupare diverse regioni dell‟Italia centrale
prima di lasciare definitivamente il passo all‟espansione romana. Le incertezze e i dubbi legati alle origini, alla lingua, alle abitudini
di questo popolo per noi ancora molto misterioso sono note. Eppure e‟ tuttora  possibile trovare nel Lazio, in Umbria e in
Toscana luoghi inscindibilmente legati alla storia, alla cultura, alle vicende della Civilta‟ Etrusca permeati di una singolare aura
ricca di suggestioni antichissime: e‟ qui che, seminascosto tra le pieghe dei secoli, sopravvive un prezioso patrimonio di storie e
leggende popolari tenacemente radicate nella cultura locale. Una attenta opera di ricomposizione permettera‟ - un po‟ alla volta –
non soltanto di accedere ad un sorprendente patrimonio di informazioni in grado di fornire nuovi tasselli all‟incompleto mosaico
etrusco, ma anche di recuperare inaspettatamente i frammenti  di un antichissimo filo dorato, la cui vera origine apre nuovi
affascinanti interrogativi sulle infinite capacita‟ dell‟essere umano.

Club di lettura



Club di lettura  Sabato 10 dicembre, ore 14.00
Taverne De Merode  Grote Steenweg 29. Berchem.
(Fermata tram 7 o 15: De Merode)
Lessico famigliare, Natalia Ginzburg.
A cura di Francesca Cavaliere.
Il libro seguente sarà
Io, per fortuna c'ho la camorra, Sergio Nazzaro.
A cura di Emiliano Manzillo.
maggiori informazioni in seguito

Ami la lingua italiana?
Adotta una parola…



Ami la lingua italiana?
Adotta una parola…
Dopo Spagna e Gran Bretagna, anche l‟Italia lancia una campagna per la propria lingua: sul sito
ufficiale www.ladante.it la Società Dante Alighieri offre l' opportunità di diventare per un anno custode di una  parola.
La campagna è promossa dalla Società Dante Alighieri con il sostegno di Io donna, supplemento del
Corriere della sera.
C'è da stupirsi se gli studenti di oggi non conoscono la differenza tra esterrefatto e stupito? Se credono che  tergiversare significhi “detergere in profondità”? O che  esecrabile abbia a che fare con le  ghiandole endocrine? Per  sensibilizzare a un uso corretto e consapevole delle parole, favorire una conoscenza più ampia del lessico,  monitorare l' uso di alcuni termini, e promuovere la varietà espressiva nel mondo della comunicazione globale, la  Società Dante Alighieri, in accordo con quattro dei più importanti dizionari dell' uso dell' italiano contemporaneo
- Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti e Zingarelli  -, lancia sul proprio sito www.ladante.it una campagna per l' italiano sostenuta da Io donna, supplemento del Corriere della sera: ogni partecipante, dopo essersi registrato  sul sito, potrà candidarsi come custode di una parola a sua scelta.
«L' adozione di una parola potrebbe sembrare una bizzarria; costituisce invece un' opportunità perché
parliamo anche di diversità culturale e la lingua, indubbiamente, ne è parte integrante - spiega il linguista Massimo Arcangeli, Responsabile scientifico del PLIDA -. Adottare una parola può costituire una vera e propria missione  civile e culturale, oltre a rappresentare un modo di ridare senso ai tanti piccoli gesti simbolici di cui si ha sempre  bisogno». Ogni iscritto potrà adottare la sua parola preferita selezionandola dalla lista disponibile sulla pagina dedicata al progetto (http://adottaunaparola.ladante.it), indicare la motivazione della scelta e la sua citazione
preferita, sottoscrivere una dichiarazione simbolica nella quale si impegna a promuovere la parola quando ne ha l' occasione, invitare gli amici a partecipare, monitorare l‟uso proposto della parola attraverso vari canali, segnalandone usi non appropriati o nuovi significati rispetto a quanto documentato dai dizionari. In questo  modo  chi partecipa al  gioco diventa custode della parola, riceve un certificato elettronico e mantiene questa qualifica per un anno.

martedì 20 settembre 2011

Club di conversazione a cura di Margherita Mazzocchi



Club di conversazione - Giovedi' 13 ottobre 2011, ore 13.00
Taverne De Merode
Grote Steenweg 29. Berchem (Fermata tram 7 o 15:
De Merode)
A cura di Margherita Mazzocchi.

La partecipazione al club di conversazione è di 15 €
da ottobre a giugno. Frequenza: 2 serate e 2
pomeriggi al mese
Preghiamo gli interessati di iscriversi in anticipo.



Sezione serale a partire da novembre.

Club di lettura a cura di Achille Ziccardi



Club di lettura

Giovedi' 27 ottobre 2011, ore 19.30
Taverne De Merode
Grote Steenweg 29. Berchem. (Fermata tram 7 o 15: De Merode)
Se questo è un uomo, Primo Levi.
A cura di Achille Ziccardi.
La partecipazione agli incontri di lettura per i soci è gratuita.

Conferenza Svevo e “gli altri”, ovvero dei diversi modi di essere italiani. Prof.dr. Maria Sant




GIOVEDÍ (!)
 20 ottobre 2011, ore 19.30
Università Stadscampus; Rodestraat 14, 2000 Antwerpen
Prof.dr. Mara Santi
(docente di letteratura italiana all’università di Gent)

Svevo e “gli altri”, ovvero dei diversi modi di essere italiani

In tutta la propria opera Svevo (1861-1928) dialoga con diversi interlocutori “italiani”: dai testi classici della tradizione nazionale ai critici letterari, dalla borghesia triestina al pubblico nazionale a cavallo tra i due secoli, dalla lingua della letteratura alla lingua quotidiana della Nazione. Di tale dialogo a più voci è possibile svolgere un’analisi strettamente basata sulle testimonianze dirette dell’autore – quindi sulle sue carte private e sui suoi testi –. Da tale analisi emergono interessanti considerazioni che si spostano, a volte anche rilevantemente, da alcuni degli stereotipi critici (anche infondati) che accompagnano l’autore. Ad esempio, di contro a una tradizione storico-letteraria che legge Svevo quale esponente di una cultura mitteleuropea, periferico scrittore non professionista e dalle precarie competenze linguistiche, emerge il profilo di un autore che, dietro a fittismi veli di verità imperfette o a vere e proprie menzogne, nasconde una precisa consapevolezza delle proprie intenzioni artistiche, del proprio confronto aperto e innovativo con la tradizione letteraria e linguistica italiana e che cerca precisi interlocutori tra gli intellettuali italiani. In altri termini, Svevo si pone volontariamente al centro delle maggiori questioni linguistiche, letterarie e culturali aperte tra 1800 e 1900 in Italia. Da tale volontà nascono un confronto con la tradizione letteraria nazionale, che Svevo rilegge parodicamente, un rapporto contraddittorio con il pubblico non specialistico, che Svevo sembra trascurare, e un conflitto quasi insanabile con la critica attardata su posizioni inadeguate a capire la modernità – narrativa e linguistica – espressa dall’opera dello scrittore triestino. La lezione intende proporre una passeggiata sveviana, che da Petrarca porterà a Manzoni e Verga e alla storia della lingua italiana, attraverserà momenti dal mercato editoriale tra 1800 e 1900, toccherà aspetti del provincialismo borghese triestino e arriverà alle posizioni della critica sveviana presente e passata.

Recital di canto e pianoforte di Sabrina Avantario



Recital di Sabrina Avantario, pianista e Lorenzo Muzzi, baritono
SABATO (!) 15 ottobre 2011, ore 20 (!)
Kasteel Steytelinck, Legrellezaal, Sint Bavostraat 20, 2610 Wilrijk

Follia, ironia e diabolicità: volti della voce baritonale.
Musiche di Ibert, Ravel, Mozart, Verdi, Gounod, Boito, Offenbach...

Analizzando il repertorio è facile rendersi conto che in particolare alle voci gravi toccano questi aspetti così estremi dell'espressività. Un analogo recital per tenore potrebbe casomai citare Amore, guerra e morte: emozioni più nette, sfide all'ok corral della vocalità nella gamma dal tenero al temerario. Ma le voci bass-baritonali, con il loro colore caldo, scuro, si prestano volentieri ad altre sfumature. Da cui la scelta di mettere in luce il profilo di questo tipo di vocalità inanellando una serie di brani in diverse lingue che ne esaltano la mordacità, la capacità di farsi portatrice di testo, dunque di temi scabrosi e ardui, come la follia donchisciottesca, di emozioni in mezza tinta, come l'ironia, o di suggestioni estreme, come la diabolicità, nelle sue forme più metaforiche (Jago) o letterali (Mefistofele).
Raggiungibile con gli autobus 17, 21, 22, 33 ,131, 141, 180, 181, 182 e 183
Ingresso:
per i soci: gratis
per i non soci: 10 euro
per studenti universitari fino a 25 anni: 5 euro.
Importante! Siccome la sala ha una capacità di 80 persone, vi preghiamo di prenotare i posti al nostro indirizzo
e di versare la somma sul nostro conto bancario.


martedì 10 maggio 2011

I commenti dei nostri soci - Di Marleen Willems - ‘Il cinema storico in Italia tra il 1905 e il 1918’ - conferenza di Emiliano Manzillo

La conferenza di Emiliano Manzillo sul film muto in Italia all’inizio del ventesimo secolo è stata veramente interessante.
Ha incominciato con lo spiegarci brevemente e in modo molto chiaro i principali avvenimenti storici e i protagonisti più importanti del Risorgimento. I primi filmati all’inizio del secolo scorso avevano soprattutto uno scopo pedagogico e aiutavano a creare un certo senso di unità. Piccoli dettagli illustravano che questi filmati erano molto influenzati dalle vicende politiche e dal rapporto stato /chiesa e che venivano usati come strumento propagandistico. Il primo film ‘La presa di Roma’ aveva un aspetto ancora molto amatoriale, il secondo, però mi ha sorpresa. ‘Il piccolo garibaldino’ era di una bellezza straordinaria per quanto riguarda la messa in scena, gli effetti teatrali e le interpretazioni, tenendo naturalmente conto del periodo in cui è stato girato.
Negli anni ’80 sono stati i giapponesi a rinfrescare la memoria degli italiani con i loro cartoni animati su ‘Cuore ‘ ( libro di De Amicis’ - 1886 ) e ‘Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino ’ ( libro di Carlo Collodi - 1881 ), due opere importanti del periodo risorgimentale. Grazie a questo risveglio un regista come Luigi Comencini ha trovato i finanziamenti necessari per poter girare la sua versione delle ‘Avventure di Pinocchio’ (serie televisiva – 1972 ).
Nell’ultima parte della conferenza abbiamo visto alcuni esempi del film documentaristico. Ne ‘La dichiarazione di guerra all’Austria’ si vedeva molto bene che la gente non era ancora abituata alla cinepresa e si metteva in posa come se fosse per una fotografia. Il secondo film ‘La guerra sull’Adamello’ mi ha veramente impressionato: un documentario della vita in alta montagna (3000 m) durante la Prima Guerra Mondiale, in un paesaggio quasi surreale, in un freddo ghiacciante, in un silenzio assoluto, delle immagini impressionanti e accattivanti.
Per chiudere la sua conferenza Emiliano ci ha fatto vedere un breve spezzone di un altro filmato, mostrando le macerie di San Martino del Carso, un San Martino del Carso distrutto, come lo dovrebbe aver visto Giuseppe Ungaretti quando scrisse la sua omonima poesia.

San Martino del Carso
( Valloncello dell’Albero Isolato, il 27 agosto 1916 )

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato

Van deze huizen/is niets gebleven/dan enkele flarden muur //
Van zovelen/die met mij verbonden waren /is er niet eens /dat gebleven//
Maar in het hart/ontbreekt geen enkel kruis //
Het is mijn hart/ het meest verscheurde land //

Tratto dal libro : De mooiste van Giuseppe Ungaretti – tweetalige uitgave – edizione bilingue
Trad. Salvatore Cantore
Red. Koen Stassijns – Ivo van Strijten
Ed. Lannoo/Atlas isbn 9789020948240

Nota :
Ogni anno, inizio ottobre, a Pordenone si tengono ‘Le Giornate del film Muto’ .
http://www.cinetecadelfriuli.org/gcm/informazioni.html
La cineteca del Friuli- ArchivioCinema del Friuli-Venezia-Giulia si impegna in collaborazione con la Slovenia per il recupero e il restauro di documentari e filmati storici .
http://www.cinetecadelfriuli.org/cdf/archivio_cinema.html

Film e Storia: la società italiana allo specchio

GIOVEDÍ (!) 12 maggio 2011, ore 19.30
Università Stadscampus; Rodestraat 14, 2000 Antwerpen
Dott.ssa Gigliola Mavolo
(docente Universiteit Antwerpen: Film e Storia: la società italiana allo specchio)
L'uso dei media durante il periodo fascista, in particolare i cinegiornali dell'epoca
Il regime fascista e, soprattutto Mussolini, hanno capito immediatamente l'importaza di questo nuovo strumento. Infatti il cinema da un lato e i cinegiornali, sono stati un mezzo inesperato di propaganda e di rinforzo per la dittatura nascente. Dopo una grande produzione di film fino al periodo della prima guerra mondiale, la realizzazione di pellicole era notevolmente dimminuita all'inizi degli anni '20, la ripresa avviene appunto con l'arrivo del fascismo. I grandi ispiratori del cinema dell'epoca fascista sono da un lato il cinema americano e dall'altro il cinema sovietico. Il primo si riferisce alla produzione di film volti a rappresentare una società pacificata e la piccola borghesia cittadina, mentre il secondo rappresenta i lavoratori, soprattutto della terra che mostrano la differenza tra la vita della campagna e quella della città (vedi "Terra Madre" di Alessandro Blasetti), l'autenticità di questo tipo di vita in contrapposizione con la dissolutezza della vita cittadina. Pochissimi sono i film dichiaratemente fascisti, infatti il regime non aveva bisogno di questo tipo di rappresentazioni, era molto più utile alla propaganda la rappresentazione di eroi, anche dell'antica Roma che affermavano la grandezza dell'Italia (vedi "Scipione l'Africano"). Altro punto importante della cinematografia del periodo fascista sono i cinegiornali che venivano proiettati quotidianamente prima di ogni rappresentazione. Questi ultimi servivano a diffondere la politica del regime ed in particolare la figura di Mussolini e la sua trasformazione. Infatti si può notare, per esempio, come la rappresentazione del duce si sia trasformata nel corso degli anni: con vestiti civili e rassicuranti durante tutti gli anni '20, la militarizzazione negli anni '30.

Film: Fontamara, Carlo Lizzani.

MERCOLEDÍ (!) 18 maggio 2011, ore 19.00 (!) in punto
Università Stadscampus; Rodestraat 14, 2000 Antwerpen
Film: Fontamara, Carlo Lizzani.
Introdotto e commentato dal dott. Guido Hansen,
(docente di lingua e letteratura italiana e gran conoscitore dell'Abbruzzo)
Fontamara è un film del 1977, diretto dal regista Carlo Lizzani, basato sull' omonimo romanzo (1933) di Ignazio Silone, ed interpretato da Michele Placido (Berardo Viola), Ida Di Benedetto (Maria Rosa) e Antonella Murgia (Elvira) . Per i dialoghi, che si svolgono in gran parte in dialetto marsicano, Lizzani si è avvalso della collaborazione di Guido Celano e di Luigi Silori.

Fontamara è un paese della Marsica dimenticato da tutti, e i suoi abitanti - chiamati "cafoni" e considerati quali "intrattabili ribelli" - sono uomini rudi che vogliono lavorare e donne severe che sfacchinano per tutta la giornata. Invitati a scendere ad Avezzano per prendere parte a una parata fascista e, nel contempo, partecipare alla suddivisione del Fucino bonificato dai Torlonia, essi vengono presi in giro dall'avvocato concittadino Don Circostanza. Il medesimo li canzona con il giochetto dei "cinque lustri" anziche' "cinquant'anni" quando il torrente che irrigava i loro sassosi campicelli viene deviato a favore di un possidente fascista. Ma tra i "cafoni" c'è un discendente di briganti che un poco alla volta apre gli occhi. E' Berardo Viola che, deciso a sposare Elvira solo dopo avere guadagnato un poco di soldi e acquistato un pezzo di terra, ha il chiodo fisso della grande città in cui emigrare temporaneamente. Nel corso di una spedizione punitiva, dei fascisti violentano Maria Grazia. Berardo finalmente si decide e parte con il minorenne Antonio, figlio di Giovanni e Maddalena, zii di Elvira che morirà dopo avere effettuato un pellegrinaggio ad un santuario mariano della montagna. A Roma Berardo e Antonio vengono truffati da un avvocaticchio e finiscono in prigione quando, invitati al ristorante da un antifascista, vengono trovati dalla polizia con un fascio di fogli stampati alla macchia. Berardo muore in conseguenza delle torture con cui ha favorito la liberazione dell'agitatore. Antonio può tornare al paese solo dopo aver firmato una confessione con la quale si fa passare la morte di Berardo come suicidio. Ma a Fontamara è nato il giornale "Che fare?".

Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere

GIOVEDÍ (!) 16 giugno 2011, ore 19.30
Università Stadscampus; Rodestraat 14, 2000 Antwerpen
La Dott.ssa Eleonora Bianchini (scrittrice e giornalista)
Presenterà il suo libro:
Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere
Dichiarazioni e scandali di un partito
Un'inchiesta appassionata che ridisegna il ventennio leghista dagli anni del "celodurismo" all'ossessione del federalismo fiscale. I lati oscuri di un partito pieno di contraddizioni: minacce di secessione che si alternano ad abili mosse politiche per acquisire un peso sempre maggiore nel governo del nostro Paese; vilipendi alla bandiera, diti medi alzati e pernacchie in TV che fanno da contrappunto a raffinate strategie orchestrate nei palazzi e nelle ville del potere. Ma come ha fatto questo movimento, da sempre spina nel fianco della democrazia italiana, a ottenere un simile consenso? Eleonora Bianchini, con una prosa secca e incisiva, mette al muro il partito del Carroccio, svelando i falsi moralismi di chi grida contro "Roma ladrona" ma chiude un occhio sugli scandali finanziari della "Padania ladrona".«Il nostro popolo», affermava Bossi, «è pronto ad attaccare. Si dice che il Paese stia andando a fondo, ma io conosco un solo Paese, che è la Padania. Dell'Italia non me ne frega niente».
Ma una volta scoperti i verdi scheletri nell'armadio anche il leghista duro e puro potrebbe vacillare.
«Un partito che ha fatto della demagogia e del populismo la sua strategia di azione, riuscendo a guadagnarsi posizioni di potere crescenti nel silenzio generale. Un'ascesa che è sintomatica delle paure della globalizzazione, della chiusura verso l'altro, dei fantasmi che agitano una democrazia fragile.»
Dalla prefazione di Ferruccio Pinotti

Club di conversazione - Taverne de Merode

Grote Steenweg 29 Berchem


A cura di Roberta Signorino
Mercoledi' 11 e mercoledi' 25 maggio, ore 14.15.

A cura di Alessandra Candian
Martedi' 17 maggio, ore 19.30.

Gli incontri di conversazione non si faranno in giugno ma riprenderanno in ottobre.

Club di lettura - Il Colore del Sole

Club di lettura
Giovedi' 19 maggio, ore 19.30
Taverne De Merode,
Grote Steenweg 29, Berchem (fermata tram 7 o 15)
Il Colore del Sole, Andrea Camilleri.
A cura di Emiliano Manzillo.

Al cinema Roman Holiday, William Wyler - USA 1953

Roman Holiday, William Wyler - USA 1953
Con Audrey Hepburn, Gregory Peck e Eddie Albert
Dove: Klappei, Antwerpen
Quando: 19 maggio 2011 – ore 14.15
Informazioni: www.klappei.be

martedì 8 marzo 2011

Al cinema

Retrospectieve Bernardo Bertolucci
Dove: Cinema Zuid, Lakenstraat 14 2000 Antwerpen
Quando: marzo - aprile Informazioni: T +32 (0)3 242 93 57 - www.cinemazuid.be

Aanvang steeds om 20:00
Tickets: € 5 , € 3 (-26 / 60+ / Lerarenkaart Klasse / werkzoekend ) € 1 (Cinema Zuid Jaarkaart / Vrienden van het M HKA)
Cinema Zuid
Lakenstraat 14 - 2000 Antwerpen
www.cinemazuid.be info@cinemazuid.be

Zondag 13 maart: LA COMMARE SECCA, IT 1962 - 100’ Carlotta Barilli , Lorenza Benedetti , Clorinda Celani ; Nederlandse titels
Vrijdag 18 maart: PRIMA DELLA RIVOLUZIONE, IT 1965 – 115’, Adriana Asti , Francesco Barilli, Allen Midgette , Morando Morandini
Nederlandse titels
Zondag 20 maart: LA STRATEGIA DEL RAGNO, IT 1970 – 97’; Giulio Brogi, Alida Valli , Tino Scotti. Engelse titels
Vrijdag 25 maart: IL CONFORMISTA, IT/FR/DE 1970 - 115’; Jean-Louis Trintignant, Dominique Sanda, Pierre Clementi, Stefania Sandrelli , Gastone Moschin, Pasquale Fortunato , Enzo Tarascio. Engelse titels
Zondag 27 maart: L’ULTIMO TANGO A PARIGI, (Last Tango in Paris), IT/FR 1972 – 129’, Marlon Brando, Maria Schneider, Jean-Pierre Leaud, Massimo Girotti. Tweetalige titels
Vrijdag 1 april: NOVECENTO 1, IT/FR/DE 1976 – 161’; Robert De Niro, Gerard Depardieu, Burt Lancaster, Sterling Hayden , Donald Sutherland, Dominique. Tweetalige titels
Zondag 3 april: NOVECENTO 2, tweede deel van Bertolucci’s epos. Ttweetalige titels
Vrijdag 15 april, LA LUNA, IT/US 1979 – 142’, Jill Clayburgh, Matthew Barry , Laura Betti , Veronica Lazar, Tomas Milian, Alida Valli. 2 talig.
Zondag 17 april: THE LAST EMPEROR (L'Ultimo Imperatore ), CH/IT/UK/FR 1987 – 163’; John Lone, Joan Chen, Peter O’Toole. 2 talig.
Vrijdag 22 april: THE SHELTERING SKY (Il te nel deserto ), UK/IT 1990 – 138’; John Malkovich , Debra Winger, Campbell Scott ,
Jill Bennett , Timothy Spall , Eric Vu-An, Amina Annabi, Sotig ui Kouyat e, Paul Bowles. Tweetalige titels
Zondag 24 april: LITTLE BUDDHA (Il piccolo Buddha), UK/US/FR 1994 - 140’; Keanu Reeves , Chris Isaak , Bridget Fonda,
Alex Wiesendanger , Ying Ruocheng. Tweetalige titels
Vrijdag 29 april: THE DREAMERS (I Sognatori ) FR/IT 2003 – 116’; Michael Pitt , Eva Green, Louis Garrel, Robin

Commento sulla degustazione di prodotti molisani Di Joke van den Brandt

Ik vind het steeds boeiend om een gepassioneerd spreker bezig te horen. Paolo Rossi sprak met zoveel enthousiasme over zijn streek Molise dat je zo zin kreeg om te vertrekken. Bij de proeverij waren enkele zeer interessante specialiteiten zoals de Pecorino al Zafferano e pepe nero, de heerlijke olijfolie (geserveerd op brood), de Salsiccia Piccante, en zijn moeders marmellata van appelsien! Het was een fijne avond, voor herhaling vatbaar.

Commento sulle “Nozze di Figaro” di W.A.Mozart in DVD

Di Lucrèce Maeckelbergh (socia del Comitato Dante Alighieri di Anversa nonché critica musicale)
“One of the miracles of music, this piece”.
Zo vat Antonio Pappano in de zeer korte documentaire bij deze DVD Le Nozze di Figaro samen, nadat hij aan de piano op de levendige manier hem eigen (heerlijk om hem bezig te zien en te horen) een paar zeer rake persoonlijke ideeën geeft bij een paar hoogtepunten uit het stuk. En deze productie is er wonderlijk in geslaagd dit mirakel tot zijn recht te laten komen: deze Nozze is zeker een van de knapste en interessantste interpretaties die er zijn.
Superlatieven die te danken zijn aan: de regie – we ontmoeten hier David Mc Vicar die in 2006 deze nieuwe productie maakte voor de Royal Opera in Londen ( als bijdrage tot de 250ste verjaardag geboorte Mozart).
Hij heeft een indrukwekkende ruimte gecreëerd, die een Franse kasteelzaal jaren 1830 voorstelt, met de voor deze opera nuttige – en geestige – mogelijkheden van zijkamers, deuren en verborgen hoekjes. De maatschappelijke lagen van meesters en dienaars heeft Mc Vicar met zijn psychische onderzoeksgeest boeiend uitgebuit, zonder intellectualistisch pedant te gaan doen. Daardoor worden de grappige situaties die de hele opera door voorkomen ook nooit flauw of plat. De komedie houdt ook steeds een bittere ondergrond, wat de tekst en het stuk des te eerlijker doet overkomen. Natuurlijk kunnen we lachen met de hele verkleedpartij van Cherubino, bij voorbeeld, maar de onderliggende oorzaak waardoor deze grappige situatie zich voordoet, is lang niet zo vrijblijvend. Dat soort dingen laat Mc Vicar in zijn regie aanvoelen. De Graaf is evengoed een autoritaire bij momenten zelfs brute echtgenoot als een oprecht berouwvolle geliefde op het einde. Gerald Finley is op alle vlakken een groot kunstenaar, en hij wordt omringd door gelijkwaardige collega’s. Miah Persson is een natuurlijke, frisse en kordate Susanna, Erwin Schrott is een grappige en aandoenlijke Figaro met een rijke en soepele baritonstem. Een heerlijk operakoppel. De finale van het eerste bedrijf waar Figaro de Graaf temidden van zijn volk uitdaagt en Cherubino waarschuwt voor de strengheid van het leger is een voorbeeld van de aanpak van Pappano die zijn orkest tot uiterste dynamiek aanspoort en geestig maar steeds precies laat spelen.
Behalve met scherpe en realistische accenten dirigeert Pappano zijn orkest van de Royal Opera House ook met lyrische finesse zoals bij voorbeeld in de verzoeningsscène tussen de Graaf en gravin op het einde van de opera. De recitatieven speelt hij zelf en hij houdt daarbij – als doorgewinterd theaterman – zeer scherp de scène in het oog en speelt ontzettend goed in op de tekst. Schitterend hoe de recitatieven op die manier bijdragen tot de levendigheid van het stuk. Dorothea Röschmann is een fijnzinnige en gevoelige Contessa, maar speelt iets meer “opera” – in de pejoratieve zin dan - om zich in deze cast thuis te voelen. Ze zingt haar twee aria’s zeer mooi maar is als figuur toch minder overtuigend.
Ook het laatste bedrijf is werkelijk om van te genieten, met de ontroerende ontknoping, na alle dreigende verwarring en verloochening. Maar eerst geeft Erwin Schrott met hoorbare overtuiging uiting aan zijn verontwaardiging over de vrouwen, terwijl Susanna met spanning afwacht of de intrige het verhoopte resultaat zal hebben.
Een DVD waar het spel/zangplezier van alle deelnemers uitnodigt tot kijken, luisteren en genieten! Meer heeft Mozart niet nodig.

Commento su “Cristo si é fermato a Eboli” di Carlo Levi ( dal club di lettura) Di Carmine Vilardi

Cristo si è fermato a Eboli è il racconto di una scoperta. La scoperta – prevedibile ma inaspettata nella sua crudezza – di un mondo dentro il mondo, di un’Italia astorica e silenziosa dentro l’Italia rumorosa e retorica degli anni Trenta del secolo scorso.
La scoperta avviene – come spesso accade per le grandi scoperte – in modo fortuito: un giovane intellettuale torinese, di origine ebraica e dalle tendenze politiche progressiste, viene mandato al confino – per la sua opposizione al regime fascista – a Gagliano, un paesino dell’entroterra lucano abitato prevalentemente da due gruppi sociali ben distinti: da una parte un’ambigua borghesia latifondista e dall’altra parte un mondo contadino oscuro e ripiegato su se stesso. Il narratore – alter ego dell’autore stesso – non tarda a riconoscere la grettezza morale e psicologica dei latifondisti, e l’umanità carica di una spontanea e immediata umiltà dei contadini. Con questi ultimi si stabilisce da subito un rapporto basato su una reciproca “simpatia” – intesa etimologicamente come capacità di soffrire insieme, di capire profondamente le sofferenze dell’altro fino quasi all’identificazione – che porta il narratore ad approfondire la conoscenza di quel mondo nei suoi riti, nelle sue abitudini, nei suoi miti.
Levi intraprende così una riflessione, breve ma incisiva, su oltre due millenni di storia, dalla conquista greca delle coste lucane al fascismo, osservando gli eventi da un punto di vista radicalmente diverso da quello ufficiale, rivedendoli da un’angolazione fino a quel momento – il libro è stato scritto tra il 1943 e il 1944 – inedita. L’autore unisce la sua partecipazione integrale alla sofferenza degli altri a una profonda capacità di analisi empirica degli eventi, e affronta temi quali la questione meridionale, il brigantaggio, le emigrazioni di massa, la magia, l’amore inteso come spontanea unione carnale e la consanguineità come valore opposto a un astratto senso dello Stato, arrivando alla conclusione che quel mondo, disprezzato quando non dimenticato, costituisce una realtà fondamentalmente positiva, un insieme di valori da rispettare e da riconoscere. Un riconoscimento che può avvenire, nell’opinione straordinariamente attuale dell’autore, solo attraverso una profonda riforma dello Stato in senso federalista, che sappia assicurare la coesione – e contemporaneamente garantire il rispetto delle innumerevoli particolarità – di quel prezioso mosaico di culture chiamato Italia.

Commento su “Penelope alla guerra” di Oriana Fallaci (dal club di lettura) Di Margherita Mazzocchi

Per tutta la durata della conversazione sul libro “Penelope alla guerra” della Fallaci, ho avuto la sensazione che la storia in sé non avesse regalato delle grandissime emozioni e soddisfazioni ai gentili lettori che hanno partecipato alla serata, ho avuto però, la ferma sensazione che questo fosse dovuto a quanto, anche in Belgio, la scrittrice Oriana Fallaci venga amata. Ed è per questo motivo che la nostra conversazione sempre più spesso si spostava sulla sua persona e sulla sua personalità con la sua indomabile curiosità professionale e umana. Spesso si parlava di altri suoi famosi romanzi, è davvero impressionante quanti suoi libri siano stati letti dai lettori che quella sera sedevano al club di lettura, per citarne alcuni: Il sesso inutile, Lettera a un bambino mai nato, Un uomo, Insciallah, La rabbia e l'orgoglio, La forza della ragione. Con qualche fatica si riusciva comunque sempre a tornare alla storia di Giò, la protagonista del libro, e dei suoi amici Richard, Bill e Martine. Personaggi, tutti di fantasia, di cui abbiamo potuto ammirare la stravaganza nel loro essere, a tratti, chi più chi meno, tutti in qualche modo particolari e a volte anche capaci di dare certi inattesi risvolti umani e persino sentimentali.
Forse, tra tutti, Giò è il personaggio più regolare, più autentico della storia e probabilmente per questo si rifiuta di continuare a vivere in “quel” modo, in "quel" mondo e decide di tornare “a casa sua”. Tutti sappiamo però che non torna a Bologna per “tessere la tela”. Infatti con la stessa carica con cui è partita per l'America riparte poi per una nuova guerra ma verso dove e contro di chi questa volta? No, questa volta non viaggerà, resterà a lottare nella sua terra dove lotterà con determinazione contro quel sistema che vuole la donna nel solito ruolo che a lei non aggrada e continuerà ancora a lottare affinché verranno considerate le esigenze femminili.
Rimarrà in ogni caso la stessa scrittrice, con gli stessi dubbi e interrogativi, lo stesso disperato amore per la vita, alla continua ricerca della sua identità e della sua libertà.
Ma vediamo ancora una volta più da vicino la storia di Giò. Inviata da un produttore cinematografico per qualche tempo a New York per familiarizzare con l'ambiente dall'interno e per cavarne un soggetto per un film, la ragazza Giovanna detta Giò (nome che preferisce in quanto più mascolino) parte con l'euforia di conoscere un mondo diverso dal quale è stata sempre affascinata ma parte anche con la speranza di ritrovare Richard, un americano che, militare negli anni di guerra, si rifugiò a casa sua scappando da un campo di concentramento, e fece innamorare di sé la ragazzina che lei allora era ancora. A prima vista l'America con la sua meccanizzazione sembra combaciare con la descrizione che di quel paese Giò si porta dentro, e sul momento non incrina il suo entusiasmo. Ma poi succede che Giò ritrova Richard, e che riprende, portandolo questa volta sino in fondo, quel lontano legame adolescenziale idealizzato in tutto questo tempo, e allora proprio attraverso l'inibito Richard lo scontro con la realtà si fa aspro e umiliante: la giovane donna fa ritorno a Roma, dopo un breve periodo vissuto nella sua «favolosa» America, portando con sé la consapevolezza dell'inconciliabilità di due mondi, l'inconciliabilità fra noi e noi stessi.
Sembrerebbe, così raccontata, una favoletta, ma il romanzo è al contrario drammatico e anche aspro visto che in definitiva il messaggio che cogliamo non è che quello, poco consolante, che possiamo ricavare dalla lettera di Bill a Giò che torna a Roma sconfitta: «Non ti protegge nessuno dal momento in cui nasci e piangi perché hai visto il sole. Sei sola, sola, e quando sei ferita è inutile che aspetti soccorso»... E questo infatti, come tutti ben sappiamo, non è una favola, anzi molto spesso, se non sempre, è la nostra stessa triste realtà.
Credo che la Fallaci sia stata realmente una moderna Penelope andata in guerra e che ci abbia lasciato un libro violento ma anche tenero, spregiudicato e pure moralistico, crudele quanto appassionato, disperato ma molto ottimista.
E' stato un grande piacere aver avuto l'occasione di parlare ancora una volta con voi, gentili lettori, di sentimenti, di quelli narrati nel libro ma anche di quelli reali. E' stato molto piacevole ascoltarvi e insieme parlare dei nostri ricordi, dei nostri tempi, di quando eravamo dei ragazzini alle prime cotte, delle nostre piccole guerre ma anche di quelle dei nostri figli al giorno d'oggi. Grazie a voi per aver partecipato.

Cineclub

Cineclub: Klappeistraat 2, 2060 Antwerpen.
Cineclub a cura di Emiliano Manzillo. (stesso posto, Klappei)

Martedì 15 marzo, ore 14, PROVA D'ORCHESTRA (F. Fellini), 75 minuti.
Da molti considerato (a torto) un Fellini 'minore', Prova d'orchestra si svolge in una cappella medievale durante le prove di un'orchestra romana. Una troupe televisiva riprende le prove ed intervista i musicisti.
Cosa c'è d'interessante in questo film? Di sicuro i diversi livelli di lettura presentati, che mescolano perfettamente l'alchimia felliniana fra sogno, memoria e realtà, in un mondo che rimpiange il mondo.
I musicisti del film sono pieni di ricordi, di sogni, qualcuno fa addirittura i tarocchi su un pianoforte. Ma Fellini non smette neanche per un attimo di sottolineare la presenza del “falso”, dell'inautentico, dell'obiettivo della telecamera che riprende senza filtri i loro comportamenti.
Un'opera da riscoprire, un Fellini sottovalutato.

Sabato 9 Aprile, ore 15, BUONGIORNO, NOTTE (M. Bellocchio), 106 minuti.

Attraverso un resoconto che mescola la narrazione del romanzo con documenti televisivi originali dell'epoca, il regista rievoca il dramma umano di Aldo Moro e il dubbio che si era fatto strada in una delle brigatiste.
Il doppio livello narrativo ci presenta drammatici stralci degli "interrogatori" a cui lo statista fu sottoposto durante la sua detenzione, e proiezioni oniriche che culminano, al termine del film, con la sua liberazione.
È stato riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività culturali italiano.
Il titolo è ispirato alla poesia di Emily Dickinson, Buongiorno, mezzanotte, nella traduzione del 2001 ad opera del poeta e romanziere Nicola Gardini, che per primo ha utilizzato la forma "Buongiorno, notte".

Club di conversazione

Club di conversazione
Dove? 
Taverne De Merode, Grote Steenweg 29, Berchem (fermata tram 7 o 15)
Per solo 15 € avete l'opportunità di discutere in italiano ogni settimana e fino a giugno 2011 frequentando gli incontri pomeridiani e/o quelli serali.

Gli incontri serali di martedi' (ore 19.30) sono a cura di Alessandra Candian 
Martedí 9 marzo
Martedí 23 marzo
Martedí 6 aprile
Martedí 17 maggio (?)

Gli incontri pomeridiani di mercoledi' (ore 14.15) sono a cura di Roberta Signorino,
Mercoledí 2 marzo
Mercoledí 9 marzo
Mercoledí 16 marzo

Club di lettura

Club di lettura

Dove?
Taverne De Merode, Grote Steenweg, 29, Berchem (fermata tram 7 o 15)

Sabato, 30 aprile, ore 14.30 (e non il 26 marzo, come annunciato prima)
Manuale di conversazione, Achille Campanile. A cura di Carmine Vilardi

Giovedi', 19 maggio, ore 19.30
Il colore del sole, Andrea Camilleri. A cura di Emiliano Manzillo.

Piccoli e grandi passi nell'evoluzione della lingua italiana

Martedí 22 marzo 2011, ore 19.30
Università Stadscampus / Aula S-R.320
Rodestraat 14
2000 Antwerpen

Prof. dr. Dieter Vermandere
(docente di linguistica italiana all'Universiteit Antwerpen)

Piccoli e grandi passi nell'evoluzione della lingua italiana
Soffermiamoci sull'osservazione seguente: "sin dall'antichità la discontinuità geografica della penisola ha favorito una frammentazione etnica e linguistica paragonabile, in tutto il dominio indoeuropeo, solo a quella dell'India (paese quattordici volte più grande)". La frase, tratta dal libro L'italiano. Istruzioni per l'uso di Luca Serianni e Giuseppe Antonelli (Mondadori, 2006, p. 33), ha il vantaggio di illustrare quant'è straordinaria la situazione linguistica dell'Italia.
Nel marzo 2011 si festeggia il centocinquantenario dell'Unità d'Italia - e non mancano i riferimenti alla frase "Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani". Si sarebbe tuttavia anche potuto completare con "Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani, e creare l'italiano". Strano, dato che la lingua italiana ha ovviamente origini più antiche (la Società Dante Alighieri stessa ne è la prova). Tuttavia, bisogna ammettere che l'italiano di oggi non corrisponde più a quello di 150 anni fa. Ma l'italiano del 1861, quant'era distante dall'italiano di Dante, Petrarca e Boccaccio? E soprattutto: quant'era distante dagli italiani stessi?

Il cinema storico in Italia tra il 1905 e il 1918

GIOVEDÍ (!) 17 marzo 2011, ore 19.30
Università Stadscampus / Aula S-R.320
Rodestraat 14
2000 Antwerpen

Dott. Emiliano Manzillo
(insegnante di Italiano)

Il cinema storico in Italia tra il 1905 e il 1918
Il cinema italiano delle origini ha contribuito fortemente alla formazione di una coscienza nazionale, fungendo da strumento pedagogico in grado di tenere vivo il ricordo delle figure e dei temi dell'immaginario popolare risorgimentale, già esaltati dal libr

o Cuore di De Amicis. I film del primo decennio del secolo scorso nei quali la Storia viene affrontata e (spesso) sottoposta a letture parziali, morali e didascaliche, volte a restituire un'immagine retorica e conciliante del processo di unificazione nazionale, non sono pochi. Negli anni della I guerra mondiale invece si afferma il cinema "documentaristico" volto ad informare il popolo sulle condizioni e le sorti dell'esercito italiano. Durante la conferenza verranno illustrati i complessi rapporti di potere nella nuova Italia, l'importanza del cinema patriottico, gli esperimenti documentaristici e propagandistici, privilegiando il periodo tra il 1905 e il 1918 ma presentando anche brevemente il rapporto tra cinema, storia e documentario in Italia fino ai giorni nostri, con particolare attenzione ai film con tematiche risorgimentali e propagandistiche, non disdegnando la considerazione del ruolo delle fiction televisive oggi in Italia.

CONFERENZA "150 anni dall'Unità d'Italia: una festa?!"

In occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, il Comitato Dante Alighieri d’Anversa vi propone di approfondire alcuni aspetti della cultura italiana legati a questa importante ricorrenza. Ci guideranno in questo interessante percorso il Dott. Claudio Serafini, il Dott.Emiliano Manzillo e il Prof. Dott. Dieter Vermandere nel mese di marzo, e il Dott. Rosario Gennaro nel mese di apile.
Università Stadscampus / Aula S-R.320
Rodestraat 14
2000 Antwerpen
martedì 15 marzo 2011 ore 19.30
Dott. Claudio Serafini
(laureato in filosofia università di Firenze. Direttore della scuola Camprena, scuola italiana per stranieri.)
150 anni dall'Unità d'Italia: una festa?!
Gli italiani si apprestano a festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia, ma non tutti gli italiani hanno voglia di festeggiare. Altri italiani festeggiano ma non con il vestito della festa? Perché? Gli italiani parlano oggi quasi tutti la stessa lingua italiana, ma l'Italia è ancora un paese con fortissime differenze: sud/nord; uomini/donne; politica/antipolitica. Allora perché e cosa festeggiano gli italiani di 150 anni di vita comune sotto lo stesso tetto dello Stato Italiano? Molti interrogativi, forse troppi per un giorno di festa? Apriamo il Vaso di Pandora dell'Unità d'Italia e non dimentichiamo la speranza.

domenica 6 febbraio 2011

Commento Concerto Lemmens instituut. Di Myriam Van Hill

Commento Concerto Lemmens instituut.Di Myriam Van Hille
Eravamo in 7 della DA di Anversa il 25 novembre al Lemmensinstituut di Lovanio a goderci le musiche diMendelssohn, Copland, Beethoven e Swerts, favolosamente eseguite dalla Baylor Chamber Orchestra (Texas)diretta da Stephen Heyde.
Ci riscaldavano veramente il cuore, i musicisti internazionali e giovani, portati dalla loro bella passione.
Particolarmente emozionante l'esecuzione al pianoforte del concerto n.1 op. 15 in C di Beethoven da parte del nostro segretario nonché redattore del nostro bollettino Alessandro Cervino. Tanta concentrazione e sensibilità.
Simpatiche le quattro chiacchiere scambiate dopo il concerto

Club di conversazione Di Paola Roero

Club di conversazioneDi Paola Roero
Carissimi amici del Club di Conversazione,è con grande piacere che vi saluto e vi do appuntamento al prossimo bollettino per gli appuntamenti del 2011. E' stato piacevole incontrarvi al Club di Conversazione. Durante i nostri incontri rilassanti abbiamo avutol'occasione di conoscerci meglio e di non essere solo dei "volti noti". Abbiamo scambiato opinioni di tutti i tipi esu tutti gli argomenti. A volte abbiamo completamento dimenticato lo spunto della conversazione ed abbiamodiscusso animatamente di tutt'altro. Ma anche questo è normale e fa parte delle Club di conversazione.Mi auguro che passiate delle belle vacanze in compagnia della vostra famiglia e degli amici più cari.A tutti voi i miei migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Paola Roero torna a vivere con la famiglia a Genova.
Tanti auguri alla piccola famiglia che si allargherà fra poco con una bimba,sorellina di Andrea

Novecento

Novecento”Di Carlo Macagno“ Het Klokhuis”, teatro piccolo ma accogliente, ha ospitato per ben tre serate e pieno di pubblicoentusiasta le repliche del monologo “Novecento”. Un bel successo per il bravissimo Massimo Zamboni ed ilregista Herman Boets.Conoscevo già questa storia scritta da Alessandro Baricco (come me nato a Torino) per aver visto annifa il film “The legend of 1900” realizzato da Giuseppe Tornatore. Già allora mi aveva incuriosito la vicenda cosìoriginale , quasi inverosimile, ma con forti agganci alla realtà della vita.Devo confessare che prima della rappresentazione al ‘t Klokhuis mi sono più volte chiesto come ununico attore, con una sola scena a disposizione, potesse rappresentare questa storia che si svolge su una grandenave che fa la spola tra due continenti circondata dall’infinità dell’oceano.La vicenda inizia con l’osservazione apparentemente banale che ad ogni viaggio ci fosse sempre uno, ilprimo , il predestinato, che vedeva e gridava la notizia tanto attesa da tutti: l’America! Già, questa premessa ciintroduce nella valenza simbolica del racconto. Quel grido “ L’America!” significa in realtà per gli emigranti“Siamo arrivati! Abbiamo raggiunto la nostra meta! Cominciamo a realizzare il nostro sogno”. Come sempreaccade questo sarà vero solo per qualcuno. Gli altri saranno destinati a vedere svanire questo sogno dietrol’incalzare della realtà. Con questa premessa inizia la storia di un bambino che, nato a bordo e abbandonato sullanave, riceve dal marinaio che lo ha trovato il nome “Novecento”. Il bimbo poi cresce, vive la sua vita, e esprimele sue innate e straordinarie doti musicali senza mai scendere a terra, identificando la propria esistenza con quelladella nave stessa, fino a perire con essa al momento della demolizione. Il personaggio conserva in sè un’ingenuitàquasi infantile che gli fa fare osservazioni sorprendenti.“Il futuro si può leggere perchè è scritto negli occhi della gente”. Nei loro occhi si legge il futuro e non ilpassato perchè il futuro è fatto dei loro sogni.Massimo Zamboni ha saputo narrare questa storia come un susseguirsi di stati d’animo che hanno avutoimportanza prevalente rispetto alla narrazione della vicenda coinvolgendo il pubblico con un pathos che hapolarizzato l’attenzione per tutta la serata. Se la vicenda fosse stata narrata con un altro sistema (film ocommedia) sarebbero stati necessari molti cambi di scena per dare vivacità al racconto.Nel monologo questo risultato è stato reso possibile con molta efficacia dalle combinazioni di effettisonori e di luci che hanno permesso gli stacchi tra i vari momenti, grazie alla perfetta sincronizzazione tra la regiae l’abilità della recitazione. Il risultato è stato eccellente, sopratutto se si considera il fatto che ai giorni nostri ilgusto del pubblico è stato orientato alla ricerca spasmodica di effetti speciali e di una grossa scenografia volta asbalordire gli spettatori con il grande spiegamento di mezzi.
Da una pazza idea ad uno spettacolo di successoDi Massimo ZamboniEra il Febbraio del 2009 quando ne parlai con Herman Boets per la prima volta. Io Herman loconoscevo appena.
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7 Avevo recitato la parte di Gino Potente in una produzione teatrale chiamata De buis van Eustachius.Herman ne era l’autore e il regista.Dunque come dicevo era il Febbraio del 2009 quando, durante la cena in cui si festeggiava il successodella suddetta produzione, presi coraggio e confessai ad Herman uno dei miei sogni nel cassetto, portare in scena Novecento di Alessandro Baricco.Perche’ Novecento? Non lo so perche’, non c’e’ mai una sola ragione e, a volte, non ce ne sono proprio di ragioni, plausibili almeno, o spiegabili. Chissa’ perche’ si tende sempre a cercare una ragione che giustifichi qualsiasi cosa. Perche’ ho pianto guardando quel film, perche’ mi sono venuti i brividi ascoltando quel branomusicale, perche’ il mio cuore e’ impazzito quando ho incontrato quella donna. Una cosa me la ricordo benequando ho letto il libro per la prima volta. Ricordo che dopo poche pagine nelle parole di Baricco io non stavopiu’ leggendo ma ero li, tra i passeggeri, a salutare quelli che restavano perche’ noi eravamo quelli che partivano, aballare tra uomini e donne elegantissimi e a dividere uno stanzone con gli emigranti. Insomma non stavo piu’leggendo ma ne ero parte, di quella storia pazzesca. Ed ogni volta che lo rileggevo scoprivo una cosa nuova, unnuovo dettaglio, qualcuno che non avevo visto la volta precedente. Insomma ne ero parte, di quella storia e forseper questo ne ho sentito per anni il desiderio di raccontarla.Come dicevo era il Febbraio del 2009 quando ne parlai per la prima volta con Herman. “Sai c’e’ unpezzo che mi piace da morire, e’ un monologo”, dico io, “si chiama Novecento, lo ha scritto un autore Italiano che si chiama Alessandro Baricco, sai ne hanno fatto anche un film con un cast internazionale dal titolo The legend of the pianist of the ocean”.“Si conosco Baricco e conosco il libro”, risponde Herman, “mi piace e mi sembra una buona idea”. “Siaspetta pero’ ”, dico io, “ci sarebbe un’altra cosa, sai Novecento e’ un monologo che l’autore ha scrittoappositamente per il teatro. La versione originale e’ in Italiano ed io, insomma, pensavo che mi piacerebbe moltofarlo in Italiano”. Breve pausa, poi Herman mi guarda e, prima ancora di sorridere con la bocca mi sorride congli occhi – questa e’ una sua particolarita’, una cosa che sa fare solo lui – e mi dice “ok”. “Ok?”, dico io. “Intendidire che sei d’accordo?”. Cinque minuti dopo avevamo fissato grossomodo nelle nostre agende le date deldebutto e brindavamo con un buon bicchiere di vino rosso.Il progetto Novecento era nato. Il resto e’ storia. Io ho avuto il grande privilegio e la fortuna diraccontare la mia storia ad un pubblico meraviglioso, un pubblico che ho sentito viaggiare con me, lassu’ sulVirginian, un pubblico che ho sentito divertirsi di fronte alle stravaganze di Novecento ed un pubblico che hosentito commuoversi quando ha capito che “adesso e’ finita, e’ finita veramente”. Ma ricordatevi, sempre, chenon si e’ finiti veramente finche’ si ha da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla.Per questo vi saluto con la solenne promessa che questa storia non sara’ l’ultima

La sconosciuta” Di Ambra Cristaldi

"La sconosciuta”Di Ambra Cristaldi La Sconosciuta è un film del 2006 diretto da Giuseppe Tornatore, cinquantaquattrenne regista palermitanonoto per pellicole quali Nuovo cinema paradiso, La Leggenda del pianista sull’Oceano, Malena o, l’ultimo, Baaria.Protagonista dei 118 minuti di trama è Irena (Ksenia Rappaport), una giovane donna ucraina emigrata in Italia,accompagnata da un torbido e frastagliato passato che il regista ci ripropone in più battute con numerosi, etalvolta crudi, flashback.Man mano che la trama del film avanza, sono proprio tali flashback che aiutano a delineare ecomprendere la personalità della protagonista ed il percorso, all’inizio poco chiaro, delle sue azioni cosìapparentemente determinate. La donna, infatti, si muove secondo un copione ben preciso, perseverante nelportare a compimento un disegno che il regista lascia intuire, ma svela, con abile tempismo, solo nel finale.La storia comincia con l’arrivo di Irena a “Velarchi”, cittadina (fittizia) del nord Italia, in cui trovalavoro, inizialmente come donna delle pulizie, grazie all’aiuto - non del tutto gratuito- del portinaio di un belpalazzo signorile (Alessandro Haber).Dopo essere riuscita a stringere una voluta amicizia con la tata (Piera Degli Esposti) di una delle ricchefamiglie del palazzo, gli orafi Adacher (interpretati da Claudia Gerini e Pier Francesco Favino), la protagonistariesce, con un criminale stratagemma, a estrometterla e a prenderne il posto.Ed è a questo punto che la trama comincia ad infittirsi: Irena, infatti, tenta di carpire i segreti che sicelano dentro quelle mura ma soprattutto di avvicinarsi alla piccola Tea, la figlia (adottiva) degli Adacher… Così,mentre da una parte la stessa donna tenta di scampare al suo passato, fatto di violenza, prostituzione,sfruttamento e abbandono, inseguendo il sogno di una nuova vita, dall’altro lato ne resta costantemente eviolentemente preda e vittima: il suo antico e odiato “protettore” aguzzino Muffa (Michele Placido), infatti, nonsmette di darle la caccia, nemmeno quando lei crede di aver cambiato vita Tornatore gioca abilmente mescolando le carte della vita della protagonista. Ci accompagna nella suafuga, ci riporta brutalmente indietro nei suoi ricordi, ci spinge quindi di nuovo a sostenerla nel perseguire i suoi sogni, il tutto in un vortice di emozioni e colpi di scena, sottolineati e acuiti dalla sapiente e sempre tempestivamusica di Ennio Morricone.Il regista alterna momenti di intenso pathos emotivo (vediamo Irena sorridere all’unico uomo che abbiamai amato, vivere con lui momenti di gioia e intimità), con catastrofiche scene di cruda violenza (ecco la stessaprotagonista rovistare nell’immondizia di una discarica o venire brutalmente picchiata e stuprata). Il fiato restasospeso per quasi l’intera durata del film, i muscoli contratti e lo sguardo attento.Irena è una donna travagliata, divisa tra la forza, la caparbietà e la tenacia che la sua storia, fatta di sofferenze,malvagità, privazione e minacce, le ha infuso e forgiato e la fragilità, non solo umana, ma fortemente femminile, di una donna che è stata privata dell’essenza della vita stessa.Non stupisce quindi, scoprire che la stessa bambinaia che canta la ninna nanna con voce dolce e soave alla piccola Tea, la “alleni”, poi, usando metodi brutali a “rialzarsi dalle cadute” (Tea è affetta da una malattia chenon le consente di sviluppare i principali riflessi dell’autodifesa). La stessa donna, fragile e sensibile, che mangiafragole in compagnia dell’uomo che ama, che compra castelli per le bambole alla bambina che accudisce, checura le piante del suo davanzale, è anche perfettamente in grado di uccidere, di mentire, di rubare.Le figure femminili rappresentano la struttura portante nel film. Opposte non solo per età, ma anche percondizione sociale, per storie vissute, per scala di valori, le donne de “La Sconosciuta” rappresentano ognuna ununiverso di emozioni e ideologie. E diventano ciascuna manifesto della scala sociale da cui provengono e di cuifanno parte.Inserito in una spirale vorticosa di eventi (a spirale è il ciondolo che l’aguzzino Michele Placido porta alcollo, così come le scale del palazzo degli Adacher), questo continuo dualismo tra bene e male, tra passato e presente, tra bello e mostruoso, tra forte e debole rappresenta il filo conduttore di tutto il film, che si puòcollocare a metà tra il genere noir e il thriller.L’opera, infine, diventa portavoce della denuncia di mancanza di valori della società moderna: genitoridistanti, poco presenti, iperprotettivi e non propensi all’ascolto; difficoltà d’integrazione per i cittadiniextracomunitari, relegati a svolgere le mansioni più umili della scala sociale; sfruttamento della prostituzione e delcorpo femminile; corruzione; abbandono.Una società che, tuttavia, se fondata su puri sentimenti di onestà e rispetto, se da’ amore gratuitamente eincondizionatamente, riesce, in un certo senso, sempre a riscattarsi


“La sconosciuta”Di Roberta SignorinoIl Cineclub della Dante Alighieri ha rappresentato per me una preziosa occasione di rivedere un magnifico film, La Sconosciuta di Giuseppe Tornatore e di conoscere altri ‘expats’ (soci della Dante e del gruppoItaliansonline di Anversa) con i quali scambiare idee e impressioni sul film e sulla situazione del cinema italianocontemporaneo, purtroppo vittima di logiche produttive e politiche culturali che limitano fortemente lasperimentazione.Il consenso sul film è stato pressoché unanime: la storia di Irena, immigrata ucraina coinvolta in un girodi prostituzione e vendita illecita di neonati, in fuga dal proprio passato e alla ricerca della figlia avuta dal suo unico amore, ha commosso e convinto tutti non solo per la potenza della storia, ma anche per le soluzioni visiveadottate dal regista per narrarla.Nel corso del dibattito è stato giustamente osservato che Tornatore non si adegua alla tendenza generaledel nostro cinema di limitarsi a raccontare ‘storie’, non dimentica che il cinema è un’arte visiva che nasce perl’occhio e dunque, mutuando un concetto applicato alla narrativa, riesce a bilanciare showing e telling grazie amovimenti di macchina, inquadrature, scene talvolta anche crude ma assolutamente funzionali alla vicenda.Tornatore responsabilizza lo spettatore costruendo il suo film come un noir che ci ricorda Hitchcock(per il quale, lo ricordiamo, lo ‘sguardo’ giocava un ruolo fondamentale), strutturandolo come un puzzle elasciando al pubblico il compito di mettere insieme indizi e particolari disseminati nel film (durante il dibattito qualcuno ha notato che simboli-chiave sono le spirali, dalle scale del palazzo in cui lavora Irena al ciondoloindossato dal suo ex-protettore, uno straordinario Michele Placido – ma non diro’ di piu’ per non fare un torto achi non ha visto il film). Questo effetto è reso grazie alla focalizzazione interna scelta dal regista: tutto è filtratoattraverso lo sguardo, la coscienza e i ricordi di Irena, interpretata dall’attrice russa Xenia Rappoport (tra l’altro,come è stato osservato nel corso del dibattito, Xenia significa ‘straniera’, un’interessante coincidenza): una sceltache rende il finale – che non sveliamo – ancor più sorprendente Tornatore coinvolge lo spettatore sin dalla prima scena, catapultandolo nella vicenda ‘senza rete’:attraverso un buco a forma di occhio ci vengono mostrate delle donne, completamente nude e con indosso una maschera a coprirne il volto. Il regista nostro malgrado, ci mette in una posizione sgradevolmente voyeuristicaeppure assolutamente veritiera: non occorre essere ‘utilizzatori finali’ per essere complici della mercificazione del corpo femminile e dell’umiliazione delle donne, poiché entrambe possono essere messe in atto in modi piùsubdoli e talvolta persino ‘legalizzati’ – per non parlare del voyeurismo sul quale sono impiantati interiprogrammi televisivi.Un importante contributo è dato anche dalla colonna sonora e dalle luci. Le perturbanti musiche diMorricone sanno suscitare tenerezza e inquietudine al tempo stesso, e indovinata è anche la scelta di luci ‘calde’per i (pochi) ricordi felici di Irena e di luci ‘fredde’ per la sua vita presente e i rapidi flashback sul suo passato diprostituta (che, ancora una volta, mettono lo spettatore negli scomodi panni del voyeur lasciandogli il compito diimmaginare gli orrori vissuti dalla protagonista).Per concludere, La Sconosciuta è uno di quei film che rispecchiano appieno la teoria romantica della‘recollection in tranquillity’: si lascia la sala portando con sè non solo un carico di emozioni e sensazioni sullequali riflettere, ma anche impressioni che affiorano anche a distanza di giorni, investendoci con la potenza di unavisione

Recensione del film “L'imbalsamatore”

Recensione del film “L'imbalsamatore”Di studenti/soci del SCVO-Talen (docente: Emiliano Manzillo)Il 18 novembre 2010 abbiamo assistito alla proiezione del film "L'imbalsamatore" presso il cineclubKlappei di Anversa. Si tratta di un film di Matteo Garrone, lo stesso regista di Gomorra. Ecco cosa abbiamoscritto per l'occasione riflettendo sulla storia, i personaggi, le immagini, gli ambienti, la lingua e la colonna sonora.I personaggiPeppino determina l'azione e l'atmosfera scura e deprimente del film: è un nano, fisicamente poco attraente, frustrato dalla sua bassa statura. Manipolatore narcisista, cerca di nascondere la sua omosessualità, ma èdisperatamente alla ricerca di amore, amicizia e successo. Peppino è innamorato di Valerio, un bell'uomo mamaterialista e senza personalità che si lascia usare e non ha nessuno scopo nella vita. Deborah invece è una bellaragazza ma superficiale, che combatte con Peppino per l'amore di Valerio, il quale non sa scegliere fra loro.Le immaginiPer quanto riguarda le immagini si può dire che si tratta di un film cupo girato in un ambiente brutto. Ilpaesaggio desolato di Villaggio Coppola è un insieme di cantieri e palazzi abbandonati. Le scene a Cremonainvece sono molto nebbiose: non viene mostrato il centro storico ma una periferia anonima e persino larisoluzione della storia si svolge in un deprimente parcheggio sotterraneo. In generale, i colori usati dal direttoredella fotografia sono scuri e sporchi, rispecchiando l'ambiente e i personaggi.La linguaLa lingua parlata nel film è veloce (ma c'erano i sottotitoli). Valerio è il personaggio più facile dacomprendere, mentre le labbra rifatte di Deborah si mangiano la metà di ogni parola. L'uso della lingua è comunque molto naturale, poiché il regista usa la lingua quotidiana del Mezzogiorno. Peppino usa una linguastandard con i giovani e parla solo dialetto con il boss, in quanto questo personaggio non è capace di parlare initaliano corretto.La colonna sonoraLa colonna sonora della Banda Osiris è funzionale: supporta chiaramente l'atmosfera nera del film,malinconica e non armoniosa. La banda è conosciuta soprattutto in Italia per le loro composizioni per Radio Due, che sono piuttosto dei brani di musica leggera, tipo swing. In questo film l'influenza del famosotrombettista Enrico Rava ha contribuito ad un tono più lirico e contemporaneamente più aspro.

A concerto

Lod & B’Rock, Stephan van Dyck (tenore)Musiche di Claudio Monteverdi e i suoi contemporanei
Dove: De Singel, Antwerpen
Quando: 15 gennaio 2011, ore 20.00
Informazioni: www.amuz.be tel: 03/292 36 80

Nationaal Orkest van België e Juan Diego Florez
Per gli amanti del belcanto, una serata da non perdere!
Musiche di Cimarosi, Rossini, Boïeldieu, Massenet e Verdi
Dove: Paleis voor Schone Kunsten, Brussel
Quando: Domenica 6 febbraio 2011, ore 20.00
Informazioni: www.bozar.be – tel 02/507.82.00

Scherzi Musicali Nel regno d’amore: musica profana di Giovanni FeliceSances (Roma, 1600 ca. – Vienna 24 novembre 1679)
Dove: Amuz, Antwerpen
Quando: 13 febbraio 2011, ore 15.00
Informazioni: www.amuz.be tel: 03/292 36 8

Cineclub

Cineclub: Klappeistraat 2, 2060 Antwerpen.
Lunedi 17 gennaio 2011 ore 14.00 Mediterraneo Gabriele Salvatores Commedia, durata: 96 min.Anno: Italia 1991 Attori: Diego Abatantuono, Claudio Bigagli, Giuseppe Cederna, Claudio Bisio, Gigio Alberti.
Una comedia di miti soldati italiani durante la seconda guerra mondiale. Una nave italiana lascia un pugno disoldati su un’ isola greca per una missione di quattro mesi. L’incarico consiste nella sorveglianza dell’ isola innome di Mussolini e il fascismo.

Sabato 19 febbraio 2011 ore 15.00 Gomorra Matteo Garrone Drammatico, durata: 137 min.Anno: Italia 2008 Attori: Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo, Gigio Morra. Film tratto dal libro di Roberto Saviano, che in Italia ha venduto oltre un milione di copie. Un film sulle attività e il metodo di lavoro della mafia napoletana, la Camorra.
Grand Prix al Festival di Cannes nel 2008

Club di lettura - Fontamara, Ignazio Silone

Dove?
Taverna de Merode
Martedi' 15 febbrai (e non il 22 come annunciato in precedenza), ore 19 (attenzione!) Fontamara, Ignazio Silone. A cura di Francesca Cavaliere.

Club di lettura - Penelope alla guerra, Oriana Fallaci.

Dove?
Taverne De Merode
Venerdi' 21 gennaio, ore 19,30
Penelope alla guerra, Oriana Fallaci. A cura di Margherita Mazzocchi

Club di conversazione

Dove?Taverne De Merode, Grote Steenweg 29,Berchem (fermata tram 7 o 15)

Per solo 15 € avete l'opportunità di discuterein italiano ogni settimana e fino a giugno2011 frequentando gli incontri pomeridianie/o quelli serali.

Gli incontri serali di martedi' (ore 19.30) sonoa cura di Alessandra CandianMartedi', 11 gennaio 2011Martedi,' 25 gennaioMartedi', 8 febbraioMartedi', 1 marzo.

Gli incontri pomeridiani di mercoledi' (ore14.15) sono a cura di Roberta Signorino, che ha accettato con molto entusiasma disostituire Paola Roero, tornata a vivere inItalia (a Genova) con la famiglia.
La ringraziamo molto per la collaborazione.
Mercoledi, 12 gennaio 2011 Mercoledi' 19 gennaio Mercoledi' 2 febbraio Mercoledi' 16 febbraio Mercoledi' 2 marzo

Degustazione di prodotti tipici molisani - 18 gennaio 2011, ore 19.30



Martedi' 18 gennaio 2011, ore 19.30. Zaal Sarto, Groenenborgerlaan, 216 - 2610 Wilrijk - Degustazione di prodotti tipici molisani con possibilità di acquistarli sul posto.
Martedi' 18 gennaio 2011, ore 19.30.Zaal Sarto (accanto alla chiesa Pius X)Groenenborgerlaan, 2162610 Wilrijk.Degustazione di prodotti tipici molisani conpossibilità di acquistarli sul postoA cura di Paolo Rossi che ci presenterà la sua regioneMolise (profilo socio-economico, storia, produzione e gastronomia)Paolo Rossi ha vissuto a Bruxelles fino all'età di16 anni, quando, insieme ai genitori, è tornato a vivere aCerasuolo (Isernia, Molise), dove gestisce un ristoranteinsieme a suo fratello. Accanto all'attività di ristoratoresvolge quella di esportatore di prodotti gastronomici.All’insegna della gastronomia mediterranea, delslow food e della riscoperta di sapori ormai in via diestinzione, ci proporrà prosecchi di Val d'Oca, vinibianchi, rossi e rosati, diversi formaggi, salumi esoppressata, delle verdure sott'olio, dei sughi o dei tartufie prodottiderivatidellaCTM(www.centrotartufimolise.com/ctm/) e marmellata. IlSig. Rossi sarà anche munito di documentazione.La degustazione è gratuita per i soci ma chivolesse può acquistare i prodotti sul luogo.Ai non soci chiediamo una piccola partecipazionefinanziaria di 5 €.Il numero dei partecipanti è limitato a 60. È gradital’iscrizione presso dante_antwerpen@hotmail.com o telefonando a 03/218 69 48