Commento alla conferenza sui
Fenici in Italia tenuta dalla Dott.ssa Alice Caltabiano
Di
Jacques Wittemans
Ci ha prima spiegato chi erano i Fenici: un popolo semitico del vicino Oriente che viveva sulla
costa orientale del Mediterraneo. Non erano contadini, come la gran parte dei popoli di questa regione, ma marinai, e avevano creato una marina importante per commerciare un po‟ dappertutto fino all‟Oceano Atlantico. Non esisteva uno stato fenicio ma piuttosto un certo numero di città indipendenti come Sidone, Byblos, Tiro ecc, che parlavano la stessa lingua e praticavano la stessa religione. Sono già conosciuti verso il 1200 prima di Cristo grazie alla Bibbia.
Il nome “fenice” viene da una parola greca “φοινεις” che vuol dire “rosso scuro”. E‟ vero che i
Fenici facevano nel mare la raccolta di conchiglie (i murex o murice) che davano una tintura rossa,
molto pregiata, ai vestiti. La parola latina (i punicei) è semplicemente la parola greca pronunciata al
modo romano.
Erano anche in certo modo dei produttori che fabbricavano molti oggetti in bronzo, venduti in
tutto il Mediterraneo. Per produrre il bronzo bisogna disporre di rame e di stagno. Il rame non era un
problema: si trovava in abbondanza a Cipro un‟ isola vicina. Lo stagno non si trovava tanto facilmente: le fonti conosciute all' epoca erano la Spagna e la costa sud ovest della Sardegna.
Verso l' 810 PC i Fenici fondarono la loro principale città nel Mediterraneo Occidentale, cioè
Cartagine. Si stabilirono anche in Sicilia Occidentale per proteggere il traffico marittimo attraverso il
“Canale di Sicilia “ (tra la Tunisia attuale e la Sicilia) che dava l‟accesso a tutto il Mediterraneo
Occidentale.
Vi incontrarono ben presto i Greci (800 PC): all‟origine le loro relazioni erano pacifiche ma, con
le espansioni cartaginesi e greche, scoppiarono molte guerre tra questi due popoli. Oggi si trovano resti più o meno intatti dell‟occupazione punica soprattutto sulla piccola isola di Motya. Questa non fu occupata dall‟antichità fino all‟Ottocento, tranne di una piccola comunità di francescani e le ricerche archeologiche hanno portato alla luce il porto fenicio, l‟anfiteatro e anche il “tophet”. Nel” tophet” si trovano molti vasi o urne con cenere di bambini o di piccoli animali. Secondo la Signora Caltabiano, la teoria che vuole che i bambini primi nati erano sacrificati al loro Dio potrebbe essere falsa. La mortalità infantile era importante: i bambini deceduti erano forse bruciati e si sacrificava un piccolo animale, una colomba per esempio per chiedere alla divinità di avere un altro figlio... Questi “tophet” si ritrovano dappertutto nelle colonie fenicie del Mediterraneo occidentale, ma mai nella Fenicia stessa.
In Sardegna il cui nome si ritrova su una pietra dei fenici, l‟insediamento era diverso. Bisognava
proteggere le fonti di stagno e dunque alcune città feniice furono costruite all‟interno dell‟isola e quelle città sono protette da mura impressionanti. In Sardegna, i Fenici incontrarono non solamente la
popolazione locale, ma anche gli Etruschi. Del resto nei siti fenici si ritrovano oggetti di origine sia
punica che etrusca.
La Signora Caltabiano ci ha spiegato le difficoltà delle ricerche dell‟archeologia punica in Italia:
con le guerre dei Greci e poi dei Romani contro Cartagine quasi tutto è stato rovinato. Non abbiamo
neanche testi punici, ma solamente documenti greci o romani quasi per definizione ostili a questi
popoli.
L‟arte dei fenici si distingue facilmente dall‟arte greca latina o etrusca: i simboli sono orientali, la
rappresentazione dell‟uomo è molto più rigida.
Dopo la conferenza, il nostro pubblico affascinato dal modo appassionato della presentazione
ha fatto molte domande. Speriamo di avere nel futuro la fortuna d‟ascoltare ancora questa brillantissima conferenziera.
Di
Giuseppina Biscu
Grazie per la serata del 14 febbraio e maggiormente grazie per aver voluto condividere con i
presenti le Sue esperienze di anni di studi approfonditi su popoli e civiltà che purtroppo ci hanno
tramandato ben pochi reperti e ancor meno fonti scritte.
Siamo pronti a seguirla nel Suo mondo, che é diventato anche un po' il nostro, non appena
l'occasione si presenterà. Buon proseguimento e un cordiale saluto.
Di
Maria Francesca Huysmans-Van den Bossche
Con molto entusiasmo Alice Caltabiano ci ha raccontato la storia dei Fenici in Italia. Il tema è
stato presentato al meglio e abbiamo imparato un sacco di cose sulla vita dei Fenici e il lavoro dei
archeologi sul campo. Di particolare bellezza erano i siti presentati, come l‟isola di Mozia, Erice e
Selinunte e affascinante la storia dei santuari “Tofet “. Alice Caltabianco parla con disinvoltura e
abbiamo passato una serata piacevole. Il discorso era così avvincente che ti veniva la voglia di
approfondirti sul argomento. L‟archeologia è tutt‟ altro che noiosa! Speriamo che ci sarà un‟altra
occasione per invitarla per una conferenza.